Roma, 12 lug. (AdnKronos Salute) – Profumi, trucco e cosmetici vietati in spiaggia. Questi prodotti, combinati con l’esposizione ai raggi del sole, possono infatti riservare brutte sorprese: irritazioni, dermatiti o altre reazioni cutanee. Per proteggere la pelle dai danni del solleone meglio affidarsi solo a solari specificamente studiati, che siano però ad alto fattore di protezione: per le prime esposizione è d’obbligo il 50+. A spiegare il buon uso di creme e belletti nella stagione calda è Alberto Di Crosta, referente della Commissione cosmetologia dell’Ordine nazionale dei biologi.
“Il prodotto per l’esposizione solare – ricorda Di Crosta all’Adnkronos Salute – è studiato appositamente per la funzione protettiva. Vengono evitate, nella composizione, sostanze che provocano irritazione o eritemi. In particolare non contiene profumi, alcol e e molte altre sostanze allergizzanti. Bisogna tenere conto, comunque, che la sensibilità personale può riguardare le sostanze più varie”. Durante l’esposizione solare, per evitare rischi, “è necessario avere la pelle pulita – continua Di Crosta – non utilizzare nessun altra crema, nemmeno quella idratante, o i propri trattamenti consueti, che si possono usare tranquillamente la sera prima di andare a letto”. Unici prodotti consentiti i solari: “creme, spray lozioni vanno bene allo stesso modo. L’importante è utilizzare fattori di protezione alti. Non basta usare un fattore 30 alla prima esposizione, bisogna ricorrere al 50+, per poi scalare quando la pelle è più scura”.
Importante anche “rimettere il solare dopo ogni bagno, anche le creme resistenti all’acqua infatti non resistono a lungo alla nuotata in mare”. Tutti i cosmetici sono vietati durante l’esposizione al sole anche quelli ‘naturali’ o ‘ipoallergenici’, dizione quest’ultima “non più prevista da anni e fondamentalmente inesatta, visto che gli allergeni sono moltissimi e legati alla reazione di ciascun tipo di pelle: nessun prodotto può essere ipoallergenico. Si pensi che per i profumi sono stati individuati 26 allergeni più comuni che devono essere indicati in etichetta. Ma ce ne potrebbero essere molti altri che semplicemente non sono stati individuati”, conclude Di Crosta.
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