Recenti novità e curiosità sulla sicurezza alimentare

Ottobre-­Novembre 2014

 

L’Unione Europea si schiera contro le etichette a semaforo

Come ampiamente riportato in numerose News e nella II Conferenza nazionale sull’Igiene, Sicurezza e Qualità degli Alimenti (Roma – giugno 2014) alcuni Stati dell’UE, ma soprattutto il Regno Unito da tempo hanno adottato nei propri territori il sistema di etichettatura degli alimenti definito a “semaforo”. Sistema che si pone degli obiettivi sicuramente virtuosi (lotta all’obesità, al consumo eccessivo di sale, ecc.) caratterizzato dal contrassegnare gli alimenti confezionati con un bollino di colore verde, giallo o arancione a seconda del minore o maggiore contenuto in sali, calorie, grassi, ecc.

Ovviamente questo sistema penalizza molti prodotti alimentari specialmente quelli tipici del nostro Paese (il Grana Padano, la Pasta, l’Olio extravergine d’Oliva, ecc.) in quanto fornisce solo parziali informazioni per lo più forvianti. Verso questo sistema di etichettatura la Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione ovviamente rivolta al Regno Unito.

Speriamo che la suddetta procedura d’infrazione conduca il Regno Unito, la Svezia e la Francia a rivalutare questo tipo di informazione.

 

 

Utili consigli concernenti la carne

Recentemente l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha pubblicato delle sintetiche Linee guida, suddivise in cinque passaggi, in merito all’acquisto, trasporto, conservazione e consumo della carne.

L’interessante iniziativa serve a dare una corretta ed applicabile informazione sulla prevenzione dei rischi microbiologici legati al consumo di carne.

 

 

 

L’EFSA pubblica le Linee Guida riguardanti la protezione degli operatori, dei lavoratori, dei residenti e degli astanti verso i Pesticidi

Nel mese di ottobre 2014 l’EFSA ha pubblicato le Linee Guida in merito all’esposizione/rischio ai Pesticidi per quattro gruppi di persone: gli astanti (tutti i presenti), i residenti, i lavoratori e gli operatori (agricoltori). Dal comunicato stampa dell’EFSA si evince quanto segue:

La metodologia è concepita per aiutare i valutatori del rischio e i produttori che presentano richieste di autorizzazione per pesticidi a calcolare il rischio per quanti siano esposti ai pesticidi perché lavorano o si trovano in prossimità fisica (dove vivono, lavorano o vanno a scuola) ad aree, quali i campi, in cui vengono utilizzate queste sostanze chimiche. Il documento valuta l’esposizione ai pesticidi per via non alimentare, soprattutto per inalazione o assorbimento cutaneo, ma anche per potenziale ingestione mediante trasmissione mano-­bocca.

Nel contesto di tali linee guida, l’EFSA ha sviluppato un software di facile utilizzo per l’utente che consente di effettuare queste valutazioni dell’esposizione con un semplice clic del mouse. Una volta inseriti i dati fondamentali, il calcolatore indica se il livello di esposizione ai pesticidi per un gruppo particolare, in circostanze specifiche, sia al di sopra o al di sotto di un dato limite di riferimento per un’esposizione accettabile, fissato in precedenza. Lo strumento comprende un elevato fattore di sicurezza e considera scenari realistici e di caso peggiore per la valutazione dell’esposizione. Tutte le stime danno per scontato che, nel trattare i pesticidi, gli operatori e i lavoratori si attengano alle procedure di sicurezza universalmente ammesse, note come “buone prassi agricole”.

Le linee guida e il software, che calcolano l’esposizione ai pesticidi per via non alimentare con più accuratezza rispetto al passato, rappresentano un importante contributo alla protezione della salute pubblica.

Un enorme passo in avanti

Le linee guida interessano quattro principali gruppi di popolazione:

• Operatori: agricoltori di professione che svolgono attività legate all’applicazione di pesticidi, come la miscelazione e il caricamento dei pesticidi nei macchinari, o l’azionamento, la pulizia, lo svuotamento e la riparazione di tali apparecchiature.

• Lavoratori: coloro che, nell’ambito della propria attività lavorativa, operano in aree in cui si utilizzano pesticidi o che maneggiano colture trattate con sostanze chimiche.

• Residenti: coloro che vivono, lavorano o vanno a scuola nelle vicinanze di una zona in cui vengono utilizzati pesticidi e che non adottano misure protettive, come l’indossare indumenti speciali, per ridurre l’esposizione.

• Astanti: coloro che possono trovarsi all’interno o nelle vicinanze di una zona trattata con pesticidi e che non attuano misure di protezione.

Per predisporre quest’approccio armonizzato l’EFSA ha fatto riferimento a parecchi modelli di valutazione dell’esposizione già disponibili e a circa 20 banche dati. Gli scienziati dell’Autorità hanno quindi selezionato e perfezionato i modelli più validi per pervenire a una metodologia che sia in grado di fornire le valutazioni di sicurezza dell’esposizione ai pesticidi per via non alimentare più precise e complete attualmente a disposizione.

Jose Tarazona, responsabile dell’unità Pesticidi dell’EFSA, ha affermato: “Le linee guida rappresentano un enorme passo in avanti per l’armonizzazione della valutazione dell’esposizione ai pesticidi per operatori, lavoratori, residenti e astanti a livello di UE. Il centro di raccolta dati e lo strumento sviluppati dall’EFSA offrono una piattaforma di lavoro unica alle persone incaricate di valutare i rischi dell’esposizione ai pesticidi. Ora la comunità scientifica possiede un linguaggio comune e un insieme di definizioni condivise per poter discutere e perfezionare ulteriormente questo approccio”.

Invito alla mobilitazione

L’EFSA fa presente che le linee guida contengono una serie d’incertezze dovute alla mancanza di dati, in particolare per la valutazione dell’esposizione dei residenti. L’Autorità fa pertanto appello agli scienziati degli Stati membri, agli organismi di ricerca e ai produttori affinché contribuiscano a colmare queste lacune in vista del continuo aggiornamento delle linee guida.

“Le linee guida rappresentano un solido punto di partenza, ma si tratta di un progetto ancora in fieri” ha aggiunto il dott. Tarazona. “La cosa più importante è che esse contribuiscono a individuare le lacune a livello di dati. Invitiamo tutti i membri della comunità scientifica a generare e fornire le informazioni necessarie per rafforzare ulteriormente questa metodologia”.

Di seguito si riporta il link per permettere agli interessati di documentarsi in merito (si informa che il testo è in lingua inglese).

www.efsa.europa.eu

 

 

Che ne dite, ci frulliamo delle paraffine?

Secondo un’indagine svolta da ricercatori dell’Università di Stoccolma i Frullatori ad immersione utilizzati nella preparazione domestica degli alimenti possono rilasciare paraffine clorurate.

L’indagine è stata condotta su una serie di frullatori a immersione disponibili nel mercato svedese. Nei test di laboratorio, ben otto dei dodici modelli esaminati hanno rilasciato paraffine clorurate a catena corta (sostanze chimiche altamente tossiche per gli organismi acquatici che non si degradano rapidamente nell’ambiente e che possiedono un’elevata potenzialità di accumulo negli organismi viventi).

La relazione completa dell’indagine è visionabile sul sito web dell’Università di Stoccolma di seguito riportato.

www.su.se/english/about/news-­and-­events

 

 

Tra non molto ci mangeremo anche Batman…

Quando si parla di Pipistrelli molti inorridiscono in quanto al solo nominarli avvertono un senso di paura e di ribrezzo (come per gli Ofidi) verso questi curiosi mammiferi molto frequentemente associati ai vampiri. Altri invece raffigurano nei Chirotteri (Ordine di Mammiferi placentati comunemente chiamati Pipistrelli) dei personaggi dei fumetti come il celebre supereroe Batman (“uomo pipistrello” ideato da Bob Kane e Bill Finger) o le grandi scoperte (grazie agli studi sulle onde sonore riflesse – ultrasuoni -­ emesse dagli stessi animali per l’ecolocazione si è arrivati al Radar) fatte grazie all’osservazione di questi mammiferi.

Sicuramente in pochissimi associano i pipistrelli al cibo eppure in molti Paesi (principalmente dell’Oceania e nel sud est asiatico) questo mammifero è considerato un piatto tradizionale (servito nelle cerimonie e in alcune feste e ricorrenze) e quindi molto gustoso e ricercato.

Addirittura in alcuni hotel ad infinite stelle e in ristoranti di lusso viene proposto come specialità locale e quindi allevato allo scopo (come i grandi e frugivori Pteropus seychellensis detti anche “Fruit Bats”).

Tutto ciò non dovrebbe stupirci più di tanto infatti già Strabone (geografo e storico greco antico vissuto a cavallo tra a.C. e il d.C.) nella sua opera “Geografia” racconta di una città (Borsipa) dove “gran parte di pipistrelli, maggiori che negli altri luoghi, li pigliano e li insalano per mangiarli”.

Nonostante la Bibbia (Levitico 11, 13-­19) testualmente riporti “… tra i volatili terrete in abominio questi, che non dovrete mangiare, perché ripugnanti: l’aquila, ogni specie di falco e di corvo, … lo struzzo, la civetta, il gabbiano, il cigno, la cicogna… e il pipistrello ” in molte culture si è tramandata la consuetudine di allevare, cucinare e mangiare i chirotteri. Pratica che ancora si pratica in alcune regioni del globo terrestre, ma che ultimamente si sta diffondendo anche nei Paesi occidentali a seguito delle migrazioni di persone che mantengono le originarie tradizioni. Lo dimostra il fatto che in molti aeroporti d’Europa ogni tanto vengono sequestrati quintali di carne di animali selvatici (inclusi i pipistrelli) illegalmente commercializzata.

Questo commercio, ultimamente spinto anche da mode alimentari, può creare seri problemi igienico-­‐sanitari in quanto i pipistrelli che vivono in Asia e in Oceania, a differenza di quelli che risiedono in Europa, possono trasmettere la Rabbia, la SARS, l’Ebola e tante zoonosi molto pericolose.

Insomma, va bene che in quanto Homo sapiens siamo Specie onnivora, ma personalmente penso che l’Uomo stia un po’ esagerando…

Chissà forse un giorno arriveremo a mettere Batman tra le specie protette!

 

 

Le Super Lumache che ci fanno tanta tanta paura

Ultimamente (dal 2010) in molti Stati dell’Europa (soprattutto in Spagna) si stanno diffondendo due specie di lumache la Pomacea maculata e la Pomacea canaliculata. Queste due grandi lumache originarie del Sud America (con le dimensioni di una mano) denominate “Lumache mela”, che di norma vivono in ambienti lacustri, si stanno diffondendo a macchia d’olio mettendo, a seguito della loro insaziabilità, a serio rischio la vegetazione (e quindi anche gli animali che vi vivono) di immense aree geografiche.

Queste grandi e voraci lumache in principio sono state importate dall’America latina ed allevate a scopi alimentari (pare che siano una prelibatezza), ma come spesso accade, alcune sono riuscite a scappare diventando spontanee.

Il problema è così serio che l’EFSA dovrà valutare il rischio rappresentato da queste lumache mela.

Insomma siamo alle solite: abbiamo un’infinità di cibi differenti per caratteristiche organolettiche (odori, colori, consistenze e sapori), per origine, per stagionalità, per tipicità, per prezzi… eppure vogliamo sempre di più, cerchiamo il cibo “diverso” e vogliamo l’apparente originalità. In altre parole inseguiamo le stranezze. Ma forse forse ci stiamo involvendo nell’Homo erectus…?

 

 

 

Dr. Luciano O. Atzori

Consigliere Segretario dell’Ordine Nazionale dei Biologi

Coordinatore della Commissione permanente di Studio dell’ONB “Igiene, Sicurezza e Qualità”

Delegato nazionale per l’Igiene, la Sicurezza e la Qualità

Coordinatore del Comitato EXPO2015

Esperto in Sicurezza degli Alimenti e in Tutela della Salute

 

 

 

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