Un viaggio durato tre anni in paesi distanti tra loro per cultura e tradizioni come Cina e Stati Uniti e non solo, accomunati dalle stesse strategie di allevamenti intensivi che nulla hanno a che fare con il rispetto dell’ambiente e della natura che ci circonda ma solo con gli interessi enormi che fanno girare soldi e potere. Ma ricordiamo che la NATURA sa essere anche “matrigna”…
L’inchiesta portata avanti da Philip Lymbery e Isabel Oakeshott, racconta e svela i segreti che si nascondono dietro a queste realtà: come il diffondersi incontrollato di malattie, la perdita costante della biodiversità e l’uso massiccio di antibiotici. Oltre il 70% di quest’ultimi è venduto e utilizzato per gli animali (EFSA) e il nostro “Bel Paese” è al terzo posto dopo Spagna e Germania. I rischi per la filiera alimentare e per la salute sono noti a tutti, con ulteriore e conseguente compromissione dell’efficacia delle cure nell’uomo. Proprio a causa di ciò in Italia la resistenza agli antibiotici si mantiene la più alta in Europa e al di sopra della media.
Il libro, Farmageddon, uscito da poco in Italia espone ed analizza la situazione degradante degli allevamenti intensivi che producono impatti devastanti per l’ecosistema, visto che necessitano di ingenti quantità di acqua e di cibo, e costringono gli animali a sofferenze inaudite. A questa sfrenata corsa alla distruizione del pianeta e delle sue risorse la Lymberly propone di “sostenere una produzione di cibo che sia in grado di rimettere gli animali all’aria aperta, al pascolo, anziché dentro capannoni; un allevamento estensivo connesso alla terra, in grado di fornire cibo più nutriente con metodi che risultano migliori sia per il territorio che per il benessere animale. I governi di tutto il mondo possono contribuire a migliorare la salute delle loro nazioni e salvaguardare le future scorte alimentari basandosi su risorse naturali come i pascoli. Cibo che insomma provenga da fattorie, e non da fabbriche”.
Secondo stime della FAO sarà difficile “immaginare di poter soddisfare la crescente domanda” di cibo raddoppiando gli allevamenti: si dovranno invece incrementare gli sforzi e i capitali cercando di ridurre gli sprechi, convertendo le risorse naturali in cibo senza compromettere il futuro delle generazioni a venire. Anche dal Worl Livestock 2013 – Changing disease landascape, emerge come gli allevamenti intensivi rappresentino l’anello debole di tutta la catena della filiera alimentare, consentendo alle malattie di progredire con maggiore rapidità, e il degrado degli habitat naturali stia gradualmente riducendo i meccanismi di adattamento naturali.
Salute, cibo e natura devono rappresentare gli apici di un triangolo perfetto, l’equilibro giusto per un mondo davvero sostenibile.
Dr.ssa Elga Baviera
Membro della Commissione permanente di Studio dell’ONB “Igiene, Sicurezza e Qualità”
Esperta in Sicurezza degli Alimenti
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