Esimio professor Gerolamo Lanfranchi,
ho ricevuto il suo “garbato” invito a riconsiderare l’organizzazione del convegno internazionale recante il titolo “Le nuove frontiere della Biologia” che si terrà in Roma il prossimo 2 marzo. Credo che il suo invito addirittura ad annullare l’evento, scaturisca dal generale fraintendimento che in queste ore si è ingenerato a causa della cattiva e malevola interpretazione della finalità stessa della manifestazione organizzata per il cinquantenario della fondazione dell’Ordine dei Biologi.
La presenza al convegno del premio Nobel Luc Montagnier, quella del professor Yehuda Shoenfeld e della dottoressa Maria Antonietta Gatti, noti per essersi interessati, nei loro studi, alle nanoparticelle ed alle nanopatologie che eventualmente ne possono derivare, ha dato luogo infatti al falso paradigma che il convegno dovesse vertere sulla presenza di nanoparticelle nei vaccini o, peggio ancora, in contrasto con la pratica vaccinale nonché in polemica con la recente legge varata sulla obbligatorietà dei vaccini in Italia.
Nulla di tutto questo.
Ribadisco anche a lei quanto ho già detto ai nostri colleghi biologi e più volte ribadito attraverso comunicati stampa, precisazioni e interventi alla radio (l’ultimo, lo scorso 6 febbraio, sulle frequenze di Rai Radio 1): rifiuto seccamente l’etichetta di “no vax”.
Lei, gentile professore, che pure dirige l’autorevole dipartimento di Biologia dell’università di Padova e che nella lettera a me indirizzata, tira in ballo la “corretta informazione e formazione dell’opinione pubblica e della comunità dei biologi” dovrebbe ben sapere che la peggiore forma di apprendimento è quella che scaturisce dal “sentito dire”. Le sarebbe bastato acquisire, semplicemente, alla fonte, notizie sulla reale natura e consistenza scientifica del convegno per rendersi conto in quale equivoco era andato a cacciarsi. Avrebbe così appreso che all’evento del 2 marzo parteciperanno, tra gli altri, anche il professor Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, il professor Giulio Tarro che per esperienza professionale e scientifica può essere considerato un antesignano della pratica vaccinale; nonché il professor Morando Soffritti, presidente dell’Istituto Ramazzini di Bologna e la dottoressa Sonia Manzo, ecotossicologo, primo ricercatore al Centro Ricerche ENEA di Portici (che si intratterranno sull’ecotossicologia delle nanoparticelle, soprattutto nella zona tristemente nota come “Terra dei fuochi”). O sono anche costoro, come scrive lei, “ricercatori che hanno pubblicato o propagandato risultati scientifici mai suffragati ed anzi più volte smentiti dalla comunità scientifica“? Suvvia, professore: non si pieghi anche lei al cieco conformismo ed alla tattica sperimentata che una menzogna ripetuta più volte alla fine si trasforma in verità!
Con la serenità di chi è nel vero e nel giusto, le chiedo di riconsiderare la sua posizione anche onorandoci, se vuole, della sua personale partecipazione al convegno ben certo che chi si interessa di scienza deve essere scevro da stereotipi e pregiudizi che ne possano frenare la libertà di approcciare anche i nuovi campi della conoscenza.
Come presidente dell’Ordine ho il dovere di comunicarle che il clima plumbeo da “santo Offizio” nel quale qualcuno intenderebbe sprofondarmi, con me non funziona. Si rassegni: non farò la fine di Galileo Galilei. Non mi inginocchierò, cioè, davanti ai “generali inquisitori“, né maledirò “errori ed eresie“, come dovette fare, costretto, il celebre scienziato pisano. Ho l’obbligo di non venir meno all’impegno che mi sono assunto di portare tutti i Biologi Italiani su di un terreno di vera libertà scientifica e di prestigio professionale e di essere, con loro, indomito alla mediocrità. A lei dunque scegliere da che parte stare. Io tra la libertà e l’abiura, scelgo la prima.
Sen. Dr. Vincenzo D’Anna
Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi