Riportiamo di seguito l’articolo dal titolo “Burioni fa il bullo con un premio Nobel. Biologi in rivolta”, pubblicato oggi, 10 marzo 2018, sul quotidiano “La Verità”.
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Burioni fa il bullo con un premio Nobel. Biologi in rivolta
Il virologo della crociata contro i no vax attacca uno studioso di fama mondiale. Gli scienziati italiani annunciano querela
di Adriano Scianca
Finché se la prende con chi spara sentenze sui social, senza competenze e con molta sicumera, è un conto. Quando bullizza l’ex iena neo grillina Dino Giarrusso, è difficile dargli torto. Dibatte sui vaccini con Giulia Innocenzi, ma si sa, l’ex santorina non è certo immune da scivoloni. Insomma, va bene tutto, ma adesso Roberto Burioni è finito a litigare persino con l’Ordine dei biologi, che ha deciso di querelarlo. Viene il sospetto che il vecchio mantra per cui può parlare solo chi ha le competenze significhi che il diritto di parola ce l’ha solo lui.
Galeotto fu il convegno per i 50 anni dell’Ordine dei biologi, presieduto dall’ex senatore di Ala Vincenzo D’Anna a Roma lo scorso 2 marzo. Un evento no vax, accusano i critici, tra cui, ovviamente, Burioni. E’ stata contestata soprattutto lapresenza del premio Nobel Luc Montagnier e di altre personalità ritenute vicine al movimento, contro l’obbligo vaccinale, come Antonietta Gatti o il magistrato Paolo Maddalena. D’Anna aveva messo le mani avanti: “I biologi stiano lontani dalla querelle politica. Le persone notoriamente schierate contro i vaccini non sposteranno gli equilibri del convegno perché non tratteranno quella tematica”. Il presidente dell’Ordine aveva addirittura schierato la security per evitare problemi: “Ci è stato chiesto accesso” ha detto ” da parte di diverse centinaia di persone non qualificate, il cosiddetto popolo dei no vax, fatto di casalinghe, impiegati, pensionati. Temevamo, non una protesta contro di noi, ma il tentativo di rilanciare tematiche care a quanti sono contrari all’obbligo vaccinale”. Non sappiamo poi cosa sia stato effettivamente detto, ma la volontà di mantenere la discussione su un piano scientifico e non propagantistico era chiara.
CENSORE NON RICHIESTO
Non abbastanza, secondo il prezzemolino Burioni, che sembra essersi intestato il ruolo di autorità in ultima istanza di qualsiasi discussione scientifica avvenga in Italia. L’Ordine dei biologi, però, non l’ha presa bene e ha diffuso una nota fiammeggiante: “Il professor Roberto Burioni, noto alle cronache più per l’insolenza con la quale si rivolge a chi non concorda con le sue opinabilissime tesi più che per essersi distinto nel mondo della scienza, attacca proditoriamente l’Ordine nazionale deio biologi, reo di aver celebrato il convegno del 2 marzo ultimo scorso con la presenza di eminenti scienziati ai quali il professor Burioni, per valenza scientifica riconosciuta, non arriva ai garretti”. Secondo l’Ordine, “il professore risponderà ovviamente delle offese gratuite all’Onb nelle sedi giudiziarie, con la speranza che sarà chiamato a risarcire i danni morali e materiali ai biologi italiani”. Non manca un accenno velenoso al fatto che Burioni, secondo l’Ordine dei biologi, porterebbe avanti le sue battaglie per interessi non solo scientifici.
Il medico, a modo suo, ha risposto per le rime: “Se i biologi tollerano questi toni si meritano il presidente che hanno. Spero in un sussulto di dignità dei professionisti seri. Ps: questa è pura intimidazione. Ma con me casca male, il pittoresco senatore. Soggetti come lui li ho incontrati spesso e li ho sempre messi al loro posto”. Volano gli stracci, quindi.
SIAMO TUTTI COMPLOTTISTI
Pare comunque di capire che per Burioni tanto l’Ordine dei biologi che, addirittura, degli scienziati premi Nobel finiscano per rimpolpare la fila dell’ormai ubiquitaria “congiura dei somari”, secondo il titolo di un suo fortunato libello in cui se la prende con no vax, complottisti, divulgatori poco attenti, ma in fin dei conti, con chiunque abbia l’ardire di contraddirlo. Somari dappertutto, quindi, una cospirazione ragliante contro cui si erge un solo e unico grande eroe. Ma le orecchie d’asino, nella scuola di una volta, le mettevano i professori agli studenti troppo discoli. Oggi persino nelle aule scolastiche non esistono più i sonari, figuriamoci se ha senso concepire tutta la società nel suo complesso come una gigantesca classe di alunni ottocenteschi in cui un maestrino dalla penna rossa è incaricato di mettere dietro la lavagna i Franti della situazione, cioè noi tutti. Intendiamoci, se un giorno ci servisse un immunologo, anche noi preferiremmo il parere tecnico di Burioni all’opinione dell’ultima casalinga intenta a dispensare opinioni scientifiche basate sul nulla. Il problema non sono le competenze del medico pesarese, ma la riduzione del dibattito pubblico a mera comunicazione unidirezionale tra docenti e discenti.
E’ lo stesso meccanismo visto in azione conla crociata contro le fake news: partendo da un pretesto di assoluto buon senso (i media devono diffondere solo notizie vere e verificate), si è finiti per riaffermare in modo autoritario l’affidabilità dei soli media mainstream, peraltro non solo nell’ambito dei fatti, ma anche in quello delle interpretazioni. Se non che, il giornalismo ufficiale non sembra affatto alieno da meccanismi di falsificazione e strumentalizzazione delle notizie. Allo stesso modo, la medicina ufficiale non ha certo dato sempre prova di imparzialità e lontananza dalle ideologia e dai gruppi di interessi, il tutto al netto delle vere e proprie follie antiscientifiche che spesso pullulano in certi ambienti cospirazionisti. C’è poco da fare, viviamo in un’epoca in cui le autorità costituite, le élite, le fonti ufficiali del sapere devono riconquistare un’autorevolezza che hanno perduto anche per colpe proprie. E l’arroganza di Burioni non accelera di certo il processo.