Con l’organizzazione del convegno “Le nuove frontiere della biologia”, organizzato a Roma il 2 marzo scorso, l’Ordine dei Biologi ha fornito un punto di vista equilibrato sul tema dei vaccini, portando alla luce le esperienze scientifiche di illustri personaggi e decenni di osservazioni. Il convegno si è espresso non sulla contrarietà alle vaccinazioni, ma sulla loro somministrazione moderata, fornendo una panoramica dei rischi derivanti dall’effettuazione di un numero eccessivo e contestuale di vaccini in modo indiscriminato.
A questo punto diventerà fondamentale l’azione preventiva, intervenendo con azioni incisive a tutela dell’ambiente, contro l’inquinamento in ogni sua forma, delle falde acquifere, dell’aria, dei laghi, dei campi agricoli e degli alimenti, che espongono tutti gli organismi ad una moltitudine di sostanze chimiche (sia di sintesi che di metalli pesanti) che, tra le tante e gravi conseguenze, andranno inevitabilmente ad indebolire direttamente il sistema immunitario.
Sono queste le azioni che devono essere intraprese e che il mondo politico e i medici devono capire.
A tal proposito, allego un grafico interessante, tratto da uno studio della facoltà di Scienze Biologiche dell’Università di Ferrara, che trova corrispondenza in vari centri di ricerca internazionali. Si tratta di un grafico che non ho mai visto comparire in alcun dibattito, tantomeno televisivo, ma che per la sua immediatezza e chiarezza, permetterebbe di fare piena luce, sopratutto per permettere la comprensione anche ai non addetti ai lavori.
Le colonne scure indicano l’andamento delle malattie infettive nel secolo scorso. Queste, verso la metà degli anni ’60, quando furono introdotte per legge le vaccinazuioni obbligatorie, erano quasi completamente debellate, grazie ad una migliore alimentazione e ad una migliore diffusione nella conoscenza da parte della popolazione delle norme igieniche fondamentali.
E’ da questi dati inequivocabili che ogni dibattito dovrebbe partire.
A cura di
Graziano Cadinu, Biologo