Quindici anni. E’ il tempo trascorso da quel 4 maggio del 2003, giorno in cui vedeva per la prima volta la luce il primo clone di un equino, la femmina di mulo Idaho Gem. Quel risultato è stato il primo successo ottenuto in una specie considerata tra le più difficili da clonare.
Nata nell’università statunitense dell’Idaho, cui deve il nome, Idaho Gem è stata clonata dal gruppo diretto dall’esperto di Scienze animali e veterinarie Gordon Woods. “Come la pecora Dolly e il topo Cumulina, la clonazione del primo equino è stata una tappa importante nella via che ha portato alla capacità di clonare un individuo a partire da una cellula somatica”, ha rilevato il direttore del Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell’università di Pavia, Carlo Alberto Redi. Tutti questi esperimenti, ha aggiunto, sono stati cruciali “per cercare di capire quali sono le condizioni tecniche di laboratorio per avere successo nella clonazione”.
La nascita di Idaho Gem è stata seguita, nei mesi successivi, da quella dei muli Utah Pioneer e Idaho Star. Tutti e tre gli animali sono il frutto del Progetto Idaho, in gran parte finanziato dall’uomo d’affari Don Jacklin, un appassionato di corse fra muli che desiderava clonare Taz, il suo campione. Dal momento che i muli sono sterili, perché sono il risultato dell’incrocio tra specie diverse (una cavalla e un asino), Jacklin si rivolse al gruppo di genetisti e veterinari che dal 1998 stava cercando di ottenere ciò che nessuno prima di allora era riuscito a fare: clonare un equino. Così il 4 maggio del 2003 è venuta al mondo Idaho Gem che si è dimostrata una campionessa come Taz. Tuttavia, per ottenerla non è stato clonato Taz, ma un suo “fratello”.
I ricercatori, infatti, hanno ottenuto un feto dai gameti prelevati dai genitori di Taz, quindi hanno prelevato il nucleo dalle cellule fetali e lo hanno trasferito in 305 ovociti di cavallo, privati del nucleo. Subito dopo il trasferimento nucleare, gli ovociti così modificati sono stati immediatamente trasferiti in utero, senza attendere la formazione dell’embrione in provetta.