E’ Veronica De Rosa, ricercatrice del Cnr di Napoli, ad essersi aggiudicata, quest’anno, il Premio Rita Levi Montalcini assegnato dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Asim) e dalla Fondazione (Fism). Un riconoscimento particolare, quello tributato alla giovane scienziata partenopea, che ha approfondito i meccanismi immunologici alla base dello sviluppo della sclerosi multipla, che coincide non solo con la Giornata Mondiale della sclerosi multipla, ma anche con la celebrazione, da parte dell’Asim, dei suoi primi 50 anni di attività.
Lo studio (pubblicato nel 2015 su “Nature Immunology“) che è valso alla De Rosa l’ambito premio, si è meritato anche l’attenzione dell’Ordine Nazionale dei Biologi che, su decisione del presidente, sen. Vincenzo D’Anna, ha deciso di conferire alla dottoressa De Rosa l’encomio solenne dell’ente a dimostrazione di come sempre più i Biologi si stiano contraddistinguendo nel mondo della ricerca scientifica.
Nel suo studio, la ricercatrice partenopea ha dimostrato che, alla base della malattia, vi è un malfunzionamento del sistema immunitario. “Comprendere un meccanismo che non funziona a livello molecolare è la chiave per poterlo correggere. Ci stiamo avvicinando alla possibilità di riuscirci”, ha commentato la diretta interessata.
Autrice di 48 articoli scientifici, oggi Veronica De Rosa è leader di un gruppo di ricerca dell’Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli. La carica innovativa del suo studio sta nell’aver compreso che le persone con sclerosi multipla, quando attivano una reazione immunitaria contro un agente infettivo proveniente dall’esterno, non generano correttamente le cellule T regolatorie incaricate di spegnere quella reazione. La sua ricerca sta ora aprendo una nuova possibilità di indagine terapeutica.
“Nel sangue periferico – spiega la Biologa napoletana – esistono alcuni precursori delle cellule T regolatorie che siamo in grado di estrarre e attivare in laboratorio per ripristinare la genesi di cellule T regolatorie correttamente funzionanti. Il passaggio finale sara’ infonderli nuovamente nei pazienti in modo che tornino a produrre un’azione capace di tenere a bada le cellule infiammatorie”.
Il percorso è lungo, ma esistono già studi clinici analoghi che sono stati applicati in altre patologie come il diabete. “Se si riuscirà a correggere il malfunzionamento del sistema immunitario si potrà pensare di bloccare la sclerosi multipla al momento della diagnosi”. Veronica De Rosa, spiega il presidente Fism Alberto Battaglia, “è una dei 409 ricercatori che abbiamo finanziato e il 76% dei quali continua anche a distanza di anni a fare ricerca sulla sclerosi multipla”.