Chiariamolo subito. Gli studi che pubblichiamo in questa pagina, entrambi dedicati alla presenza di alluminio nel tessuto cerebrale di soggetti affetti da autismo, non sono indicativi per ritenere che l’autismo sia indotto dai metalli pesanti o che esista una rapporto diretto causa effetto tra i metalli pesanti – in questo caso di alluminio – e la malattia. Alcuni studiosi sostengono la tesi che tali metalli possano slatentizzare e rendere evidenti taluni patologie neurologiche pre esistenti. Ora, non è certo questa la sede per confutare o sostenere tale ipotesi. Noi, all’opposto, preferiamo procedere con i piedi di piombo. D’altronde, la rivista che pubblica lo studio (“Alluminio nel tessuto cerebrale nell’Autismo“) del dottor Gerardo Rossi non è tra quelle di maggior rilevanza internazionale. Non di meno quella dedicata alla ricerca (“Aluminium in brain tissue in Autism“) degli scienziati Matthew Molda, Dorcas Umarb, Andrew Kingc e Christopher Exley. Tuttavia ci sentiamo di dire che entrambi gli studi meritano quantomeno di essere menzionati e portati alla conoscenza dei Biologi. Non fosse altro per adempiere ad un mero servizio di informazione su tematiche come le Nanoparticelle, al centro del convegno organizzato dall’ONB lo scorso 3 marzo, a Roma, e non certo per confermare connessioni di alcun tipo tra queste ultime e le patologie. In ogni caso, è una promessa, torneremo presto sull’argomento, interpellando scienziati e ricercatori sostenitori dell’una come dell’altra tesi. Senza pregiudizi ma solo mossi dall’amore per la ricerca. Proveremo a coinvolgere nel dibattito anche il prof. Yehuda Shoenfeld, famoso immunologo Israeliano che per primo ha ipotizzato nonché descritto i meccanismi che consentono ai metalli pesanti di superare la barriera emato-encefalica, e la relativa risposta anticorpale in grado di provocare, nel tempo, sindromi cerebrali. A tal proposito confortano e concordano gli studi illustrati dai relatori nel recente convegno di Francolise sulla “Terra dei Fuochi”, relativamente al potere epigenetico e patogenetico dell’inquinamento da metalli. Studi, questi ultimi, che richiamano quelli già fatti e divulgati, a suo tempo, dal compianto prof. Giuseppe Genovesi.
Tenteremo in settembre di organizzare su “Radio Bio” un dibattito a più voci con i citati studiosi ed altri che, lo ribadiamo, sostengono altre e diverse tesi e studi. Quindi curiosità attenzione e possibilità di sentire tutto e tutti.