La malattia del legionario o legionellosi è una malattia di origine infettiva causata per lo più dal batterio Legionella pneumophila, che colpisce l’apparato respiratorio. Tale batterio è stato isolato per la prima volta nel 1976 durante una epidemia diffusa tra i reduci (ossia i veterani) di una legione americana in un albergo di Philadelphia (1). L’infezione allora si diffuse attraverso i sistemi di area condizionata dell’albergo colpendo 221 persone con 34 mortalità prima di trovare la terapia specifica (l’Eritromicina come antibiotico di elezione).
Esistono una cinquantina di specie batteriche diverse di legionella che si trovano nell’acqua e vengono trasmesse con la nebulizzazione della stessa attraverso inalazioni. Di recente vi è stata una infezione epidemica che ha colpito 26 persone nel comune di Bresso (MI) con 3 mortalità per complicanze polmonari di anziani immunocompromessi.
Il luogo di rinvenimento di questi batteri, le legionelle, sono i bacini idrici sia naturali che artificiali, con temperatura di sopravvivenza tra i 25 e i 55 gradi centigradi.
Le acque sorgive includendo fiumi e laghi nonché acque termali e fanghi rappresentano la sorgente di questi batteri che raggiungono condotte ed impianti idrici nei luoghi abitati sia nelle fontane, le piscine e le tubature degli impianti sanitari delle abitazioni.
La diffusione di predilezione delle legionelle è quella attraverso l’inalazione respirando le goccioline di aerosol soprattutto quelle più piccole, minori di 5 millesimi di millimetro, penetrando per via aerea nelle vie respiratorie diffondendosi attraverso filtri vecchi e non puliti dell’area condizionata.
Pertanto la malattia si trasmette attraverso le goccioline che si formano spruzzando l’acqua o facendo gorgogliare in essa l’area o per impatto su superfici solide.
Quindi la malattia non si trasmette da un soggetto umano ad un altro bevendo o usando acqua per cucinare. Il periodo di incubazione varia da 2 a 10 giorni dopo il contagio ed i sintomi si manifestano generalmente a livello respiratorio e polmonare.
Si assiste ad una forma lieve con febbre di 3/4 giorni, mentre quella più grave riguarda gli anziani, i pazienti cronici ed immunodepressi con esiti di polmonite e la necessità del trattamento antibiotico specifico per via parenterale.
In Italia, questo quadro clinico è stato segnalato nel 12.5% dei casi di polmonite da Micoplasma pneumoniae (M. p.) e nel 19% di quelle da M. p. Chlamydia, da Coxiella e da Legionella (Tabella 1), complessivamente considerati (2).
In definitiva, l’approccio clinico-diagnostico è piuttosto complesso e necessita ancora di studi di prevalenza che possano meglio definire, nelle singole realtà epidemiologiche, la frequenza dei vari candidati quali agenti di polmonite.
Ricordiamo infatti, che l’isolamento colturale di M. p. – che non si effettua nei comuni laboratori richiede, comunque, dalle 3 alle 4 settimane per la risposta. Scarsa è, quindi, la sua utilità sul piano clinico-diagnostico, per cui la sierologia diventa in questo caso fondamentale, in particolare con l’uso della PCR (Reazione a Catena della Polimerasi), (3).
Il trend della legionellosi, costante dal 2003 al 2006, ha subito un decisivo aumento nel 2007 con un numero di casi tre volte superiore rispetto agli anni precedenti, che si è confermata anche per il 2008. Tale andamento in ascesa è, probabilmente, legato all’utilizzo, da parte delle strutture di ricovero, di un test diagnostico, quale la ricerca dell’antigene solubile urinario, che risulta di più facile esecuzione, si positivizza precocemente e, contrariamente alla coltura, può dare risultati positivi per 60 gg. Questo test evidenzia solo gli antigeni di Legionella pneumophila sierogruppo 1 e, quindi, la sua sensibilità è dell’80- 95% per le infezioni dovute a tale microrganismo; la sensibilità globale per tutte le cause di legionellosi oscilla, invece, tra il 65 e il 75 % (4).
La migliore misura per prevenire l’infezione da legionella è quella che si ottiene con la bonifica della rete idrica.
Consigli utili per una efficace protezione è di evitare l’esposizione a vapore acqueo, la pulizia frequente dei filtri dei rubinetti, dei bollitori ed altri serbatoi di acqua domestica.
Infine di può lasciare scorrere l’acqua della doccia a temperature elevate perché la legionella non sopravvive sopra i 55 gradi centigradi.
Bibliografia
1. Tarro G.: Il punto sulle epidemie e vaccini in Annuario Rizzoli, 1978.
2. Tarro G. e Altucci P.: Micoplasmi e micoplasmosi: 20 anni dopo. Il Policlinico. Sez. pratica. 121 (9), 229-245, 2014.
3. Altucci P. e Abbate GF: La micoplasmosi: aggiornamento etiologico e clinico. Atti 94° Congr. Soc. It. Med. Int., Roma, 273-314, 1993.
4. Tarro G.: Condizioni igieniche di una città dolente in Sanità senza Frontiere n. 5, Chiron 2012.