Premetto che è difficile, esporre alcune considerazioni sulle vaccinazioni evitando di “schierarsi” ’per l’uno o ’per l’altro dei “fronti” opposti, soprattutto dopo le dichiarazioni, davvero improvvide, su fantomatiche epidemie di “centinaia di morti da morbillo” che si sarebbero verificate negli anni passati in Inghilterra. Proverò a farlo cercando di evitare quell’aurea di “sacralità” con la quale spesso si ammantano non pochi scienziati e accademici nella illusione di mettere a tacere alcune certamente legittime considerazioni.
Come medico virologo e come allievo di Sabin inizialmente il mio atteggiamento nei confronti delle vaccinazioni era quello della cosiddetta “scienza ufficiale”. Poi, studiando quello che è stato l’andamento delle epidemie in rapporto ai benefici dei vaccini, analizzando alcuni casi clinici e – last but not least – facendo parte del Comitato nazionale di bioetica (che proprio sui vaccini ha redatto, nel 1995, il suo testo più noto), ho maturato una serie di convinzioni che mi hanno portato anche a supportare associazioni, presiedute da genitori di bambini devastati da alcuni vaccini, che chiedevano una maggiore consapevolezza sul rapporto rischi/benefici dei vaccini stessi.
Consapevolezza spesso mortificata dalla sostanziale ipocrisia che per anni ha ammantato nel nostro Paese tale questione. Mi riferisco alla diffusa pratica delle false certificazioni che non pochi pediatri compiacenti stilavano a favore dei renitenti. E purtroppo non si trattava di casi sporadici se si pensa che, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in alcune Regioni la percentuale dei ritardi nelle vaccinazioni superava il 50 per cento. Del resto, va detto che le inadempienze più gravi sono imputabili allo Stato, considerando che la stragrande maggioranza delle asl non ha mai messo in atto un controllo incrociato tra le liste vaccinali e quelle anagrafiche, per smascherare così gli inadempienti. A questo va aggiunto la mancata applicazione della legge 210 del 25 febbraio 1992 che imponeva di attuare, entro sei mesi, progetti di informazione pubblica sui possibili rischi delle vaccinazioni.
Molto probabilmente, se queste iniziative fossero state messe in atto, non avremmo visto le (molte delle quali, scomposte) campagne “No-Vax” alle quali ha fatto da contraltare un autoritarismo mai visto prima nel campo della Sanità, fatto di roboanti proclami e “disposizioni urgenti”, quasi come se spaventose epidemie fossero alle porte. Il tutto mentre la sanità pubblica italiana (ancora considerata una delle migliori del mondo) conosce continui tagli e un conseguente peggioramento delle prestazioni e mentre si pretende che i – peraltro costosi – test diagnostici (che dovrebbero dimostrare la presenza di anticorpi protettivi o sconsigliare la vaccinazione) siano a carico dei genitori. Una situazione che lascia presagire gravi situazioni di conflitto all’insorgere dei primi danni accertati su bambini vaccinati e che rischia di alimentare una davvero preoccupante diffidenza di massa nei riguardi della Medicina.
A questo atteggiamento rischia di contrapporsi una davvero irritante “levata di scudi” della “medicina ufficiale” che vede nel vaccino una sorta di dogma di fede da imporre ai fedeli, suscitando così “ribellioni”. Si scatenano così fanatismi che avrebbero potuto essere evitati spiegando, tra l’altro, quali studi hanno portato a decidere l’obbligatorietà di ben dieci vaccini nel primo anno di vita e perché l’Italia sta adottando sulle vaccinazioni una politica ben diversa rispetto a quella degli altri Paesi, anche quelli più avanzati, nonostante manchi l’evidenza di imminenti epidemie.
Così non è stato e la “campagna di informazione” sui dieci vaccini obbligatori è stata portata avanti fondamentalmente con rissosi talk show ed enigmatiche circolari, redatte dai più svariati enti, che hanno finito di avvelenare il clima. Eppure studi sulla diffusa (e crescente) diffidenza nei riguardi dei vaccini (soprattutto quelli polivalenti) non mancano; uno degli ultimi in ordine di tempo è quello contenuto nel numero monografico (aprile 2017) dell’autorevole rivista «Science» che analizza i timori tuttora presenti sui vaccini della popolazione statunitense ed evidenzia le metodologie e le strategie di “marketing” per superarli. Studi analoghi hanno permesso di strutturare capillari campagne di informazione che hanno, in quattro anni, fatto aumentare – dal 69 al 72 per cento – la percentuale dei neonati americani vaccinati contro sette malattie.
Ancora una volta, quindi, viene confermata l’efficacia di una corretta informazione.
Il rinvio dell’obbligo vaccinale contenuto nel DL milleproroghe ha un profondo significato perché finalmente si tende a informare il cittadino e quindi il rispetto necessario alla sua conoscenza e si dà il tempo perché questo possa avvenire. Si evita di scombussolare le famiglie che potranno decidere sulla giusta causa della misura vaccinale nell’ambito della promessa informazione fornita dal Ministero e senza l’obbligo giustificato da una campagna di terrorismo anche da parte di fonti ufficiali che dovrebbero collaborare al nuovo orientamento della persuasione.
Prof. Dott. Giulio Tarro Phd MD
Primario emerito dell’ Azienda Ospedaliera “D. Cotugno”, Napoli
Chairman della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera, WABT – UNESCO, Parigi
Rector of the University Thomas More U.P.T.M., Rome
Presidente della Fondazione de Beaumont Bonelli per le ricerche sul cancro – ONLUS