Nel cervello si nasconde un orologio biologico che “tagga” le nostre esperienze quotidiane, marcandole con l’orario e mettendole in ordine temporale un po’ come fa Instagram quando pubblichiamo le storie: in questo modo nasce la percezione soggettiva del tempo, grazie ad una rete di neuroni localizzata nella cosiddetta “corteccia entorinale laterale” posta vicino all’area cerebrale che regola la percezione dello spazio. Lo dimostra lo studio pubblicato sulla rivista Nature dai ricercatori norvegesi del Kavli Institute for Systems Neuroscience, diretto dal neuroscienziato Edvard Moser che nel 2014 ha vinto il Nobel per la medicina grazie alla scoperta del “Gps” del cervello.
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