Quasi un professionista della sanità su tre pensa che i benefici dei vaccini non sono certi, e teme la possibilità di effetti avversi gravi. Quattro su cinque non si sono sottoposti al richiamo per il tetano negli ultimi 10 anni. E in media solo poco più di uno su tre dichiara di essersi sottoposto alla vaccinazione antinfluenzale nella stagione appena conclusa. Di questi la metà sono medici e meno di uno su quattro sono infermieri o altri operatori. Soprattutto poco meno della metà ritiene che il proprio rischio di contrarre una malattia prevenibile con vaccino sia basso.
Eppure, la nuova ondata di morbillo che sta interessando alcune Regioni italiane, dimostra che non è così. In Piemonte, Lombardia e Lazio un caso su dieci di morbillo ha riguardato operatori sanitari o comunque persone legate in qualche modo agli ambienti ospedalieri. E in Toscana il fenomeno è ancora più marcato: nei primi due mesi del 2017, un caso di morbillo su tre si è verificato in operatori sanitari.
È quanto emerso alla Conferenza nazionale “Medice, cura te ipsum” organizzata a Pisa dalla Società italiana multidisciplinare per la prevenzione delle infezioni nelle organizzazioni sanitarie (Simpios) e aperta dall’onorevole Federico Gelli, nel corso della quale sono stati presentati i risultati preliminari di una survey online sulle vaccinazioni a cui hanno partecipato 2.250 operatori sanitari: prevalentemente infermieri, ma anche medici (il 28,5%) e altri professionisti. Una survey, avvertono gli organizzatori, che non ha valore di rappresentatività statistica, ma che getta uno sguardo interessante sulle attitudini di medici, infermieri e altri operatori nei confronti delle vaccinazioni.
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