A Roma la prima assemblea nazionale delle professioni socio-sanitarie. D’Anna (Biologi): “Noi uniti più forti, basta squilibrio tra le Regioni”

Sei richieste al Governo e alle Regioni: intensificare la collaborazione con le professioni sanitarie e sociali e i loro enti esponenziali perché il Ssn garantisca effettivamente e uniformemente i diritti costituzionalmente tutelati dei cittadini; rispettare i principi costituzionali di uguaglianza, solidarietà, universalismo ed equità alla base del Servizio sanitario e confermarne il carattere nazionale; elaborare un’analisi rischi-benefici delle proposte di autonomia differenziata presentate dalle Regioni per misurarne l’impatto sulla finanza pubblica e sulla tenuta di tutti i servizi sanitari regionali; adottare iniziative per parametrare il fabbisogno regionale standard anche in base alle carenze infrastrutturali, alle condizioni geomorfologiche e demografiche e alle condizioni di deprivazione e di povertà sociale; garantire il superamento delle differenze tra i diversi sistemi sanitari regionali anche mediante la definizione e implementazione di un Piano Nazionale di Azione per il contrasto alle diseguaglianze; scongiurare il rischio che sia pregiudicato il carattere nazionale del nostro Servizio sanitario.

I CONTENUTI DEL MANIFESTO
Questi i principali contenuti del Manifesto che le professioni sanitarie e sociali, riunite per la prima volta stamattina in assemblea a Roma, in un partecipato evento al Teatro Argentina, mettono sul tavolo di Governo, parlamento e Regioni. Presenti, con l’Ordine Nazionale dei Biologi (Onb), rappresentato dal suo presidente, il senatore Vincenzo D’Anna, i rappresentanti di 10 federazioni, per un totale di 30 professioni: Fnopi – Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, Fnomceo – Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, FNOTSMR-PSTRP – Federazione nazionale Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, Cnop – Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, Fofi – Federazione Ordini Farmacisti Italiani, Fnovi – Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, Fnopo – Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica, Fncf – Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici, Cnoas – Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali.

LE RICHIESTE AL GOVERNO
“Il Governo deve porre al centro dell’agenda politica il tema della tutela e unitarietà del Servizio sanitario nazionale – hanno affermato unanimi i presidenti delle 10 federazioni- e sollecitare le Regioni al rispetto dell’art. 2 della Costituzione che ricorda alle Istituzioni i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale su cui deve fondarsi la vita del Paese, dell’art. 3 (eguaglianza dei cittadini) e dell’art. 32 della Costituzione (tutela della salute)”. Le professioni della salute chiedono alcuni impegni precisi a Governo e Regioni: l’attivazione di un tavolo di lavoro permanente dove potersi regolarmente confrontare sulle politiche sanitarie, anche con la partecipazione dei rappresentanti dei cittadini; la sottoscrizione con tutte le professioni sanitarie e sociali e l’attivazione in tutte le Regioni e secondo schemi omogenei condivisi dei recenti protocolli voluti dalle Regioni per instaurare un rapporto diretto con i professionisti e garantire un servizio sanitario universalistico e omogeneo; che i cittadini si facciano parte attiva ponendo con iniziative per garantire tutti gli aspetti sottolineati nel manifesto.

D’ANNA: “PROFESSIONI UNITE PIÙ FORTI, NO SQUILIBRIO TRA REGIONI”
“Va dato finalmente atto a tutte le professioni sanitarie di aver capito che l’unione fa la forza, perché mentre la sanità ci unisce la politica ci divide. Auspico che da oggi in poi si mantenga un patto di consultazione permanente e si facciano delle proposte di legge per riportare i professionisti all’interno della gestione delle Asl e dei grandi ospedali, perché oggi la gestione avviene secondo criteri che non hanno finalità solo sanitarie ma anche politiche” ha detto D’Anna, presidente dei Biologi, secondo cui “bisogna ripartire meglio il fondo, basti pensare alla differenza di ricchezza tra Calabria e Lombardia: ci sono Regioni sproporzionate, o lo Stato recupera con il fondo sanitario e dà qualcosa di più alla Calabria e qualcosa di meno alla Lombardia o prima o poi i calabresi saranno costretti ad andare al Nord per farsi curare. Se si accentua ulteriormente questa transumanza di prestazioni sanitarie con l’autonomia rafforzata, si incrementa ancora di più questa sperequazione e si aggrava il disequilibrio tra il Nord e il Sud del Paese”.