Rucola amica degli spermatozoi: li protegge dagli additivi chimici. La scoperta di un team italo-tunisino

Alzi la mano chi non ha mai mangiato, almeno una volta nella vita, un piatto di rucola. Nome scientifico Eruca sativa, è la pianta erbacea che insaporisce ogni giorno le insalate di milioni di italiani. Ebbene, di recente, tale verde ghiottoneria è finita sotto la lente d’ingrandimento di un team di ricerca italo-tunisino che ha scoperto una dote inedita quanto particolare: la rucola sarebbe particolarmente “amica” degli spermatozoi, esercitando un effetto protettivo dagli additivi chimici delle bottigliette di plastica. La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale “Reproductive Toxicology“, è fra quelle presentate al 34esimo Convegno di Medicina della riproduzione, in programma fino a sabato 2 marzo ad Abano Terme. Secondo lo studio congiunto tra le università di Padova e di Jendouba, che ha visto l’uno accanto all’altro, il gruppo di Carlo Foresta e quello di Kais Rtibi (Dipartimento di fisiologia funzionale e valorizzazione delle risorse biologiche dell’ateneo tunisino), la rucola è utile contro la sostanza emessa dalle plastiche venute a contatto con i cibi. Il problema è noto, spiegano gli autori, e riguarda il bisfenolo-A (Bpa), additivo chimico di origine sintetica che migliora le caratteristiche meccaniche dei materiali usati dalle aziende per bottigliette, capsule da caffè, rivestimenti per alimenti. Dopo un lungo contatto o a seguito di alte temperature il Bpa può essere rilasciato nell’alimento e assunto per ingestione. Gli effetti dell’inquinante ambientale sull’uomo sono studiati da anni. Nel maschio adulto, ricordano gli esperti, il Bpa sembrerebbe capace di compromettere la vitalità degli spermatozoi e rallentarne la motilità. Tanto che numerose istituzioni di nazioni europee hanno scelto di bandirlo dai prodotti per uso pediatrico. I ricercatori italo-tunisini, coordinati da Foresta e da Luca De Toni e Iva Sabović, dopo un’analisi chimica precisa dei composti contenuti nell’Eruca sativa condotta nei laboratori dell’ateneo di Jendouba, hanno riscontrato che nella pianta sono contenute “quantità molto elevate di antiossidanti capaci di inattivare i radicali liberi dell’ossigeno, che alterano le più importanti funzioni cellulari inducendone la morte (apoptosi)“. Poiché il Bpa influenza negativamente le funzioni cellulari inducendo proprio un’incrementata produzione di radicali liberi, i ricercatori hanno eseguito sperimentazioni su spermatozoi umani esponendoli dapprima a dosi tossiche di Bpa, e successivamente al trattamento con l’estratto di rucola a concentrazioni crescenti. L’estratto di rucola, riportano gli autori, “si è dimostrato capace di contrastare già a bassissimi dosaggi gli effetti tossici del Bpa sulle cellule spermatiche, proprio attraverso l’azione antiossidante”. La ricerca, fanno notare gli esperti, che ne parleranno sabato al convegno, è destinata a generare ricadute cliniche: “Prima fra tutte ricordiamo l’importanza di una dieta ricca di vegetali nella prevenzione delle patologie del tratto riproduttivo maschile e, a tale proposito, sono in corso studi volti a identificare la corretta dose giornaliera di rucola” spiegano gli autori. Inoltre, aggiungono “l’estratto di rucola può rappresentare un vero e proprio presidio nutraceutico per il trattamento dell’infertilità maschile o nella preparazione degli spermatozoi durante le tecniche di procreazione medicalmente assistita: stiamo definendo i quantitativi e le percentuali specifiche“.