L’autorevole rivista “The Lancet” ha da poco comunicato di aver ritirato uno studio di Piero Anversa, medico italiano, naturalizzato statunitense, specializzato in cellule staminali. Motivo: “i risultati non erano affidabili“. A darne notizia, in un articolo a firma Antonio Grizzuti, il quotidiano “La Verità” nel numero in edicola domenica 17 marzo. “Quello del professor Piero Anversa sembra il più classico caso del lupo che perde il pelo ma non il vizio” scrive il giornale svelando che non è la prima volta che il professore italo-americano “inciampa” in episodi del genere. Ma procediamo con ordine. E’ di venerdì scorso la notizia che The Lancet, uno dei cinque periodici di maggiore impatto in ambito medico a livello mondiale, ha annunciato di aver ritirato uno studio pubblicato nel 2011 che vede tra i firmatari proprio il professor Anversa, ai tempi docente all’Università di Harvard. Nel 2014, la redazione del giornale aveva avviato su questo documento un’indagine volta ad accertare la veridicità dei risultati. “Il lavoro di laboratorio intrapreso da Piero Anversa e dai colleghi non può essere ritenuto affidabile” era stato il verdetto finale dell’indagine. Tradotto in soldoni: in quel report, Anversa aveva fornito dati non corretti. Da qui la decisione di farne a meno. Un copione non nuovo, che si era verificato già nell’ottobre dello scorso anno quando, come riportava allora anche il quotidiano “La Repubblica“, la Harvard Medical School e il Brigham and Women’s Hospital di Boston avevano raccomandato addirittura il ritiro di ben 31 pubblicazioni di studi condotti da Anversa con accuse di quelle pesanti: quei paper includevano “dati falsificati e/o inventati“, secondo una dichiarazione di Harvard e del Brigham rilasciate alle riviste Retraction Watch e Stat. Ancora, nel 2014, la rivista Circulation aveva ritirato un’altra pubblicazione firmata, tra gli altri, dallo stesso Anversa e, questa volta, anche dall’italiana Annarosa Leri, anche lei docente ad Harvard. Circostanza, quest’ultima, che aveva avuto anche pesanti strascichi legali conclusisi però a sfavore dei due professionisti. I quali, alla fine, erano anche stati rimossi dai rispettivi incarichi ricoperti ad Harvard e presso il Brigham. Chiariamo subito.
Il caso della “bocciatura” dei due professionisti deve destare sì meraviglia e scalpore, ma solo fino a un certo punto. Secondo uno studio condotto nel 2005 da John Ioannidis, infatti, la maggior parte dei risultati contenuti nelle ricerche pubblicate sarebbero falsi e nel 2013 addirittura l’Economist ha dedicato la copertina e un lungo speciale per spiegare “come la scienza sbaglia”. Tutto, dunque, tremendamente “normale”. A lasciare stupefatti, semmai, è il fatto che nel gennaio del 2018, quando cioè alcuni dei casi di cui si sta trattando in questa sede erano già noti o comunque in fase di “valutazione”, Anversa e Leri fossero stati scelti dall’Istituto Superiore di Sanità in qualità di esperti in materia di ricerca del ruolo delle cellule staminali, rispettivamente nelle terapie del diabete e in quelle cardiovascolari.
La delibera di incarico, presente sul sito dell’Iss e facilmente rintracciabile su internet, reca in calce la firma dell’allora presidente Walter Ricciardi. Fu lui stesso, interpellato, a suo tempo, a spiegare che i due avevano partecipato alla selezione ma che questa era “ancora in corso” e che, di conseguenza, “nessuna decisione finale” era “stata ancora presa”. Bene: significa allora che la nomina dei due prof, alla fine, è saltata? Non sembra. Nessun atto dell’Iss smentisce, infatti, allo stato, l’assunzione di Anversa e della Leri. La domanda, di conseguenza, sorge spontanea: possibile che, prima di dare il via libera all’operazione, la commissione che ha scelto i due medici non abbia dato uno sguardo ai risultati “non affidabili” delle loro ricerche? Nel frattempo, è storia recente, “Ricciardi se n’è andato dall’Iss accusando il governo gialloverde di posizioni antiscientifiche ma lasciando senza risposta gli interrogativi circa il presunto conflitto d’interessi per le consulenze fornite alle case farmaceutiche, denunciate dal Codacons e oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice Nerina Dirindin“.