In montagna come al mare: l’inquinamento arriva anche in alta quota. Per la prima volta la plastica è stata trovata sullo Stelvio, in particolare nel Ghiacciaio dei forni. Un team di ricerca dell’università degli Studi di Milano e di Milano-Bicocca ha rinvenuto poliestere, poliammide, polietilene e polipropilene nell’ordine di 75 particelle di plastica per ogni chilo di sedimento sopraglaciale. I campionamenti sono stati eseguiti nell’estate del 2018. I ricercatori dell’ateneo meneghino spiegano che “sebbene non sia affatto sorprendente aver riscontrato microplastiche nel sedimento sopraglaciale, estrapolando questi dati, pur con le dovute cautele, abbiamo stimato che la lingua del Ghiacciaio dei Forni potrebbe contenere da 131 a 162 milioni di particelle di plastica”.
Queste particelle potrebbero essere locali, cioè provenire da abbigliamento e attrezzatura di alpinisti ed escursionisti che frequentano il ghiacciaio oppure avere una origine diffusa, cioè possono essere state trasportate da masse d’aria” e quindi essere “di difficile localizzazione”.
La contaminazione di microplastiche, secondo i risultati della ricerca, illustrati a Vienna alla conferenza internazionale dell’European Geosciences Union, “è ormai diffusa e documentata in molte regioni della Terra ed è ritenuta una tra le più impattanti sull’attività umana: ritrovata persino nella Fossa delle Marianne“, nell’Oceano Pacifico, “ha una forte persistenza nell’ambiente, può entrare nella catena alimentare e ha un forte impatto sugli ecosistemi.
Per la dottoressa Stefania Papa, consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi, dove è delegata alla Sicurezza Alimentare: “mai come in questo caso si rende necessario incentivare la ricerca scientifica, soprattutto quella applicata alla progettazione del packaging (non solo quello destinato al contatto diretto con gli alimenti) perché è da qui che si generano molte delle microplastiche che poi vengono disperse nell’ambiente”. “E’ su questo punto che è necessario riflettere, oltre ad incentivare l’ottimizzazione del riuso e dell’uso degli scarti da trasformare in bioplastiche” conclude la Papa.