Sarebbe più che raddoppiato, in otto mesi, il numero di persone che in Veneto risulterebbe avvelenate dai Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche che hanno inquinato la falda che scorre sotto una parte delle province di Vicenza, Padova e Verona. Lo scrive Giuseppe Pietrobelli su il FattoQuotidiano.it spiegando come a luglio del 2018, quando la Regione rese pubblico il sesto Rapporto sull’andamento del Piano di sorveglianza sanitaria, risultavano 7.716 cittadini nati tra il 1966 e il 2002 per i quali era stato prescritto un percorso di approfondimento (di secondo livello) prenotando una visita negli ambulatori internistici e cardiovascolari. Ebbene, alla data del 5 marzo 2019 il loro numero è salito a 16.400 unità, pari al 64,8 per cento della popolazione monitorata. Ma è solo la punta di un iceberg, secondo il Fatto, destinata a crescere, se si considera che finora è stata chiamata a sottoporsi agli esami poco più del 50 percento della popolazione, in totale 47.213 persone. Di queste hanno risposto 27.968 (61 percento dei chiamati) e gli esami completati sono 25.228, che equivale al 27 percento della popolazione da analizzare. Per questo il numero di 16.400 cittadini andrebbe probabilmente moltiplicato per quattro: significa che le persone intossicate dai Pfas e che richiedono un approfondimento medico sono almeno 60mila, anche se non lo sanno ancora.
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