Roma, 23 mag. 2019 (Agonb) – A volte i trapianti d’organo vanno incontro al fenomeno del rigetto. Spesso perché il sistema immunitario del paziente ricevente riconosce come diverso l’organo del donatore. Uno degli obiettivi della medicina moderna, in questo ambito, è quello di ridurre le probabilità che si presenti questa circostanza.
Al riguardo, una ricerca sui trapianti di rene delle Università di New York e Torino, assieme alla Città della Salute di Torino, ha permesso di scoprire un gene (LIMS1) che provoca il rigetto nei trapianti di organo.
Ogni anno nel mondo più di 130.000 persone ricevono un trapianto di organo. In Italia nel 2018 sono stati fatti 3.718 trapianti. Per chi riceve un trapianto la probabilità di sopravvivenza è di circa 70% a 5 anni, rispetto ad una prospettiva che senza trapianto non lascerebbe molto spazio.
Il 20% circa di chi aspetta un trapianto di rene lo sta aspettando per la seconda volta. Di qui l’importanza di migliorare l’abbinamento tra donatore e ricevente, selezionandoli per caratteristiche genetiche compatibili.
Nel caso dei trapianti è noto da tempo che le caratteristiche genetiche dei tessuti (o caratteristiche HLA) svolgono il ruolo più importante, un po’ come i gruppi sanguigni nel caso delle trasfusioni. Sappiamo però che anche nelle condizioni più favorevoli, vale a dire di completa compatibilità HLA, una certa quota di trapianti comunque viene rigettato a causa di incompatibilità per altre caratteristiche genetiche rilevanti per i trapianti.
Lo studio, che ha preso in esame più di 2700 coppie donatore-ricevente di trapianto renale (quasi 800 delle quali di Torino), è stato pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine e ha ha permesso di fare un ulteriore passo avanti, identificando un gene (LIMS1) che, quando è diverso tra donatore e ricevente, vale a dire incompatibile, contribuisce in maniera significativa a peggiorare la riuscita del trapianto. (Agonb) Ffr 11:00.