Roma, 13 giu. 2019 (Agonb) – La memoria di un individuo potrebbe essere custodita nell’ipotalamo, mentre la medicina contemporanea ritiene che i ricordi si collochino principalmente dell’ippocampo. Lo sostiene uno studio realizzato da un team europeo, a cui ha partecipa il Nico (Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi – Università di Torino).
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Neuron. Gli scienziati, attraverso una nuova metodologia genetica, sostengono che sia possibile attivare o bloccare l’espressione della paura controllando selettivamente i neuroni ipotalamici che producono ossitocina.
Comprendere i circuiti nervosi che sottendono la memoria della paura può aiutare nel trattamento di disordini psichiatrici come l’ansia, in cui la paura si trasforma da risorsa per la sopravvivenza a fenomeno patologico.
Rappresentazioni di memoria emotiva, o engrammi (cioè tracce di memoria immagazzinate nel cervello) come la paura, sono fondamentali per la sopravvivenza. Consentono infatti sia agli animali sia all’uomo di percepire, valutare e rispondere alle situazioni pericolose in modo appropriato.
Ma quando la paura viene ingenerata in maniera scorretta, possono svilupparsi disordini psichiatrici. Da qui l’importanza di scoprire il funzionamento di queste dinamiche, al fine di predisporre terapie più efficaci per curare le patologie neurologiche. (Agonb) Ffr 09:30.