Roma, 28 giu. 2019 (Agonb) – Le mandorle in origine erano amare e tossiche, hanno assunto il gusto che conosciamo oggi soltanto alla fine di un lungo processo determinato dall’uomo, che ha selezionato una mutazione naturale che ne cambiava il sapore e ha avviato la coltivazione. Lo rivela la mappa del Dna della mandorla, pubblicata su Science da un team a cui hanno preso parte anche ricercatori italiani e guidato dall’università di Copenaghen.
A conferire il gusto amaro e la tossicità alle mandorle è l’amigdalina, ancora presente nelle varietà selvatiche: con l’ingestione viene rilasciato cianuro. Il cambiamento che le ha rese commestibili è stato identificato in un particolare gene e in una proteina che ha impedito la produzione di amigdalina; sul periodo di addomesticamento e sui primi siti di coltivazione gli studiosi non sono concordi: potrebbe risalire al 3000 a.C. o al 10.000 a.C., in Asia centrale o nella Mezzaluna fertile. (Agonb) Nfa 15:00.