Vongole al veleno: nocive e potenzialmente cancerogene. Sono state “pescate” alla foce del fiume Sarno, ai confini tra Castellammare di Stabia e Torre Annunziata (Napoli), a fine giugno, dagli uomini della Capitaneria di porto della cittadina stabiese impegnati in una più vasta indagine volta a smantellare il business illegale dei “datterari“. Le vongole, in particolare, sono state tirate su dalla sabbia e sottoposte a specifiche analisi da parte degli specialisti dell’Arpac (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania) e dell’Istituto Zooprofilattico di Portici che, oltre ai frutti di mare, hanno analizzato anche i campioni di acqua e sabbia melmosa prelevati nello stesso tratto di fiume. Lì in quell’area compresa tra la foce del Sarno e lo scoglio di Rovigliano che gli investigatori definiscono “ciampa di cavallo“.
Il verdetto degli esami di laboratorio non ha ammesso repliche: allevate in mezzo alla melma contaminata, nello specchio d’acqua di uno dei fiumi più inquinati d’Europa, quelle vongole sono risultate non solo pericolose, ma addirittura nocive e potenzialmente cancerogene (dalle analisi sono saltati fuori metalli pesanti, batteri e virus come la salmonella e l’epatite). Vongole killer, per dirla tutta. E’ questo l’ultimo tremendo tassello di un’inchiesta nata con l’obiettivo di incastrare chi devasta la costa, traffica con i “datteri proibiti” e attenta alla salute pubblica, imponendo nelle pescherie, frutti di mare contaminati dalle sostanze organiche trasportate dal Sarno.
“Non c’è sicurezza alimentare che tenga senza la salvaguardia del territorio e la tutela dell’ambiente” ha commentato la dott.ssa Stefania Papa, consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi (di cui è delegata nazionale per la sicurezza alimentare oltre che delegata regionale per Toscana e Umbria), plaudendo all’operazione della Capitaneria. Per la Papa: “Salute e ambiente devono andare sempre a braccetto costituendo un binomio indissolubile per la garanzia della genuinità dei prodotti destinati a finire sulle nostre tavole”. Secondo la rappresentante dell’ONB: “Nessun criterio di sicurezza alimentare può essere, tuttavia, rispettato in contesti fraudolenti e nessun principio di salvaguardia e di precauzione può essere applicato nel momento in cui manca il valore riconosciuto al primo bene culturale immateriale: il bioterritorio“.