La firma dell’intesa per primo CCNL “unico” della dirigenza medica e sanitaria che comprende biologi, medici, chimici, fisici, farmacisti, psicologi e veterinari, avvenuta il 24 luglio, costituisce certamente un evento storico positivo nell’evoluzione del sistema delle professionalità dirigenziali che operano nel SSN. Non è stato un rinnovo sereno, perché complesso era il quadro dei rapporti tra Governo, Regioni e Sindacati, critico lo scenario economico, caratterizzato da risorse ridotte, messe altresì a rischio dalla situazione politica che il Paese attraversa, e difficile da armonizzare l’assetto del tavolo negoziale caratterizzato da uno scontro apparentemente corporativo generato da alcune Associazioni sindacali, lanciate in una stranissima crociata contro i cosiddetti “non medici”, colpevoli di partecipare ad un accordo di lavoro deciso come assetto fin dal 2016 con l’accordo quadro sui comparti di contrattazione e che improvvisamente gli stessi avevano dimenticato.
Una situazione che ha reso difficilissimo il confronto sui temi reali, e ciò per il continuo fluire di “fake news” su presunte appropriazioni indebite che i dirigenti sanitari si sarebbero avviati a perpetrare a danno dei colleghi medici, ancorché portassero nel contratto risorse pro capite pari o in alcuni casi superiori a quelle degli stessi medici. Eppure, la dirigenza sanitaria ha un unico stato giuridico da circa trent’anni, un unico sistema concorsuale, un trattamento economico sostanzialmente omogeneo, escludendo la specificità medica, una presenza lavorativa in equipe con i medici, in particolare nei laboratori clinici, che è ormai consolidata ed armonica. Nonostante ciò i “guastatori” di qualche sindacato hanno dato il peggio di se, cercando di evocare nella popolazione medica una sorta di rivalsa corporativa contro questi “aggressori” che tali ovviamente non erano.
È stata necessaria una azione di ricostruzione paziente e costante da parte della maggioranza delle associazioni presenti, ed in particolare di ANAAO che è il Sindacato più rappresentativo sia dei medici che dei biologi, per riportare la discussione sui binari corretti, sino alla firma di un contratto che rappresenta una risposta seria alle attese dei medici e dei sanitari sia sulle parti fisse e pensionabili del salario, sia sulle indennità, sia sulle voci del disagio (guardia, pronta disponibilità, etc.), ridando respiro e prospettiva al lavoro sanitario nelle aziende pubbliche. Per i dirigenti sanitari sono presenti nell’accordo anche spunti di notevole rilievo sul rilancio del sistema delle ARPA, con il superamento della figura sperimentale del dirigente ambientale, allo scopo di valorizzare nuovamente i dirigenti sanitari e tra questi i biologi, di rilanciare la formazione specialistica in campo ambientale, di superare il sottoinquadramento che dilaga in ARPA.
Rivalutata è stata altresì anche l’indennità di esclusività. Un contratto di svolta quindi non solo sul piano politico generale, ma anche con buoni risultati di incremento economico, creando prospettive positive per il futuro.
Dott. Alberto Spanò
Consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi