Roma, 24 settembre 2019 (Agonb) – La fibrillazione atriale, che oggi colpisce l’1-2% della popolazione e oltre il 15% degli ultraottantenni ed è l’aritmia cardiaca più diffusa, è stata riprodotta per la prima volta in provetta riprogrammando cellule staminali di pazienti colpiti da una forma familiare della malattia. Illustrato sulla rivista Cardiovascular Research dalle università di Brescia e Statale di Milano in collaborazione con altri centri nazionali ed internazionali, il progetto è finalizzato alla ricerca di nuove terapie contro la patologia che può causare ictus, insufficienza cardiaca e morte improvvisa.
I ricercatori, partendo dai fibroblasti del derma di due fratelli, li hanno riprogrammati in staminali e li hanno differenziati in cellule cardiache; sono state così evidenziate grosse alterazioni nella funzione dei canali ionici di calcio di tipo L e canali “Funny” che rendono le cellule più aritmiche rispetto a quelle ottenute da persone sane; il trattamento col farmaco Ivabradina, usato già per l’angina e lo scompenso cardiaco, ha mostrato di poter ridurre alcune delle alterazioni elettriche legate alla malattia. (Agonb) Nfa 10:00.