Dall’inizio del terzo Millennio, hanno lasciato il Mezzogiorno d’Italia oltre 2 milioni di residenti, la metà dei quali sono giovani fino a 34 anni e un quinto in possesso di laurea. E se si guarda al futuro i dati sono ancora più allarmanti: nel corso dei prossimi 50 anni, infatti, il Meridione perderà 5 milioni di residenti a fronte di un centro-nord che riuscirà, invece, a contenere le perdite. Insomma: una desertificazione che si tradurrà, inevitabilmente, in un arretramento del 40 per cento del Pil. E’ l’allarme lanciato dal Rapporto Svimez sull’Economia e la Società del Mezzogiorno, presentato questa mattina alla Camera dei Deputati. Dati alla mano, gli esperti dell’istituto di via Porta Pinciana indicano che il 2019 sta vedendo il Meridione entrare in “recessione”, con un Pil stimato in calo dello 0,2%, a fronte del +0,3% calcolato per il Centro-Nord. Lo stesso Rapporto segnala, per il 2020, una “debole ripresa” con il Mezzogiorno che crescerà non oltre lo 0,2%. Lo studio evidenzia ancora che il gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord si è allargato di nuovo e che i posti di lavoro da creare per colmare tale divario sarebbero 3 milioni. Secondo gli esperti dell’Associazione per lo SVIluppo dell’industria nel MEZzogiorno, il reddito di cittadinanza ha avuto un “impatto nullo” sul lavoro perché, dal punto di vista economico, si è rivelato una goccia nel mare, ma soprattutto perché, ha osservato ancora lo Svimez, non è questa la ricetta giusta. Per ridare slancio all’economia ed al Sud, servirebbero, al contrario, investimenti, abbassamento del costo del lavoro, incentivi fiscali, aiuti alle imprese ed alle famiglie.