Anche quest’anno nel palazzo di giustizia del capoluogo toscano, si è svolta la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto di Firenze. Davanti alle principali autorità della Regione, della città metropolitana, della Chiesa, delle forze dell’ordine e del mondo delle professioni, la Presidente della Corte d’Appello di Firenze, Margherita Cassano, ha tenuto un discorso che ha “toccato” tutti i principali temi che interessano la giustizia in Toscana. In particolare, la dott.ssa Cassano ha affrontato l’argomento attuale delle nuove norme sulla prescrizione, al centro del dibattito politico nazionale. Nel suo intervento, invece, il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, ha lanciato un vero e proprio allarme sui “numerosi decessi per overdose verificatisi negli ultimi mesi” e sulla piaga del “femminicidio“. Tra gli ospiti della cerimonia, c’erano anche la dott.ssa Barbara Fabbrini, capo Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi presso il Ministero della Giustizia; l’avvocato Francesca Cappellini, presidente della Camera civile di Firenze e il presidente dell’ordine degli Avvocati di Firenze Giampiero Cassi.
In sala, invitata dalla Presidente Cassano, c’era la dott.ssa Stefania Papa, consigliera dell’Ordine Nazionale dei Biologi, di cui è delegata in materia di Sicurezza Alimentare (nonché delegata regionale per la Toscana e l’Umbria).
La presenza della Papa alla cerimonia fiorentina, si è legata all’impegno che le è stato riconosciuto in merito alla riforma degli Albi CTU. Non a caso, la rappresentante dei Biologi è stata scelta come referente dal Consiglio stesso dell’ONB nella commissione preposta a tale riforma. Con lei, in rappresentanza della categoria dei Biologi, particolarmente “toccate” dalle parole del procuratore Viola sull’emergenza femminicidi, hanno detto la loro anche Elena Pilli e Marina Baldi, specialiste in Biologia Forense.
“Le parole, forti ed allarmanti, del procuratore, non possono lasciarci indifferenti” ha commentato la Pilli. In un contesto del genere, ha proseguito l’antropologa forense, “risulta fondamentale la denuncia tempestiva così da consentire l’intervento immediato dell’autorità giudiziaria”. Secondo la Pilli: “E’ anche in casi del genere che l’attività del biologo forense può rivelarsi utile. Le indagini sul campo, intese come attività di tipo antropologico, genetico, botanico, entomologico e microbiologico, effettuate da professionisti dotati di specifiche competenze tecniche, possono infatti, supportare l’attività inquirente in maniera decisiva, fornendo, per esempio, indicazioni sulla dinamica dell’evento criminoso ma anche sul soggetto che lo ha commesso”. E ancora, ha aggiunto: “solo ‘formando ed informando’ tutte le diverse professionalità che a vario titolo intervengono in casi del genere, sarà possibile far capire l’importanza dell’apporto biologico anche nei casi di femminicidi”. “Un ultimo aspetto che voglio sottolineare è la ricerca, fondamentale per testare nuovi protocolli e nuovi sistemi di indagine atti a supportare l’analisi del DNA forense anche in casi di campioni biologici complessi a causa della scarsa quantità del materiale genetico a disposizione e/o della sua degradazione” ha concluso la dott.ssa Pilli.
Di eguale tenore il commento della dott.ssa Baldi, genetista forense, secondo la quale i femminicidi rappresentano solo “la punta del’’iceberg di un fenomeno di cui non si riesce nemmeno ad avere l’esatta dimensione”. Per la Baldi: “Il biologo forense riveste un ruolo centrale, dovuto al fatto che le analisi del DNA nei reperti derivanti da violenza sessuale oppure omicidio, sono un presidio fondamentale per poter condurre indagini concrete e attinenti alla realtà”. “La riuscita di tali indagini biologiche – ha proseguito la specialista – dipende però anche dalla formazione di chi è preposto ad effettuare un determinato sopralluogo, in quanto deve essere consapevole di cosa è importante prelevare e documentare e cosa viene poi fatto nel corso delle analisi dei reperti”. “Solo la collaborazione tra biologi realmente esperti ed inquirenti – ha sottolineato ancora la genetista – potrà ottenere i migliori risultati, e per questa collaborazione dobbiamo prepararci in modo continuo”.
“Di Pilli e Baldi ammiro la solerzia nel saper fare senza ostentare il proprio sapere che, anzi, viene messo a disposizione di attività peritali di grande spessore sociale” ha commentato la consigliera dell’ONB Stefania Papa. “La loro opera meritoria – ha rimarcato ancora la rappresentante dei Biologi – è riconosciuta da esimi magistrati e costituisce motivo di vanto per l’intera categoria come prova del contributo che la nostra professione è in grado di offrire al lavoro degli inquirenti ed a quello delle forze dell’ordine”. “Grazie al contributo dei biologi ed alle loro speciali competenze nel campo della biologia forense che li rendono capaci di operare in team multidisciplinari, la magistratura può avere un valido aiuto nel procedere in prevenzione nell’ambito delle riforme della giustizia” ha concluso la delegata ONB per la Toscana e l’Umbria.