Roma, 21 febbraio 2020 (Agonb) – Le prestazioni della memoria e altre capacità cognitive beneficiano di un buon apporto di sangue al cervello, in particolare per le persone affette dalla “malattia dei piccoli vasi cerebrali”. Uno studio del Centro tedesco per le malattie neurodegenerative e dell’Università di Medicina di Magdeburgo, riportano su “Brain”, suggerisce che la perfusione ematica del cosiddetto ippocampo potrebbe svolgere un ruolo chiave nei problemi di memoria legati all’età e alle malattie. Attraverso risonanza magnetica ad alta risoluzione (MRI) hanno esaminato l’afflusso di sangue all’ippocampo di 47 donne e uomini di età compresa tra 45 e 89 anni ai quali sono stati somministrati anche test neuropsicologici: 27 non hanno manifestato segni di malattie cerebrali; i restanti venti (rispetto ai quali la malattia era già stata diagnosticata) hanno mostrato alterazioni patologiche nei vasi sanguigni cerebrali, associati a microsanguinamenti. “Il nostro studio mostra un chiaro legame tra l’afflusso di sangue all’ippocampo e le prestazioni cognitive – ha detto Stefanie Schreiber, a capo del team di scienziati -. È possibile che lo stile di vita influisca sulla formazione dei vasi sanguigni che affluiscono nell’ippocampo. Questo sarebbe quindi un fattore che può essere influenzato e quindi un potenziale approccio per le terapie e la prevenzione”. (Agonb) Cdm 13:30.