Roma, 28 marzo 2020 (Agonb) – Una risonanza magnetica all’avanguardia per rilevare i depositi di ferro in diverse regioni del cervello può tenere traccia delle diminuzioni di memoria e capacità di movimento nelle persone con malattia di Parkinson: lo sostiene uno studio condotto dall’University of College London. I risultati, pubblicati sul Journal of Neurology, Neurosurgery e Psychiatry, suggeriscono che la quantità di ferro potrebbe aiutare a prevedere quali persone con Parkinson svilupperanno la demenza, complicazione cui va incontro il 50% circa delle persone affette dal morbo. In questo studio, i ricercatori hanno utilizzato una nuova tecnica, chiamata mappatura quantitativa della suscettibilità, basata su scansioni MRI per mappare i livelli di ferro nel cervello scoprendo che l’accumulo di ferro nelle regioni dell’ippocampo e del talamo era associato a punteggi scarsi in memoria e pensiero; il ferro concentrato nella regione del putamen era invece associata a scarsi punteggi nei movimenti, suggerendo uno stadio più avanzato della malattia. (Agonb) Cdm 13:00.