Roma, 10 marzo 2020 (Agonb) – «Chi butta via oro con le mani, lo cerca coi piedi». Devono averla pensata diversamente i ricercatori Enea quando hanno progettato e costruito Romeo, il primo impianto pilota in Italia per il recupero di materiali preziosi da vecchi computer e cellulari attraverso un processo a “temperatura ambiente” e senza pretrattamento delle schede elettroniche.
Partiamo dal nome: Romeo ovvero Recovery Of MEtals by hydrOmetallurgy ha una resa molto alta, parliamo del 95%, nell’estrazione di oro, argento, platino, palladio, rame, stagno e piombo dai Raee, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Dimenticando Montecchi, Capuleti e Verona, si trova presso il Centro ricerche Casaccia, a nord di Roma, e utilizza un processo idrometallurgico, brevettato dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Oltre a poter rimettere in circolo materie preziose, permette una radicale riduzione dei costi energetici confrontandoli con le tecniche pirometallurgiche ad alta temperatura. Le schede elettroniche non “subiscono” la triturazione e le loro emissioni gassose servono, poiché si trasformano in reagenti da sfruttare un’altra volta, ridimensionando, quindi, l’impatto ambientale e la produzione di scarti.
Gli inventori hanno pensato anche alla modularità e alla capacità di adattarsi, in modo da essere utile sia per le piccole quantità di rifiuti sia per selezionare il grado di purezza del metallo recuperato in funzione delle richieste di mercato. «I Raee – spiega Danilo Fontana, primo ricercatore del Laboratorio tecnologie per il riuso, il riciclo, il recupero e la valorizzazione di rifiuti e materiali – rappresentano una fonte di materie prime che potrebbe affrancare il nostro Paese e l’Europa dalle importazioni provenienti da Cina, Africa e Sud America».
Secondo stime dell’ENEA, da una tonnellata di schede elettroniche si possono estrarre 129 kg di rame, 43 kg di stagno, 15 kg di piombo, 0,35 kg di argento e 0,24 kg di oro, per un valore complessivo che supera i diecimila euro (tenendo conto dei prezzi attuali). «Con Romeo – aggiunge Fontana – vogliamo stimolare la creazione di una filiera nazionale completa per il recupero di metalli preziosi da Raee. Purtroppo finora in Italia il settore nazionale del riciclo si ferma al trattamento iniziale – cioè il processo meno remunerativo – lasciando a operatori esteri, in particolare del Nord Europa, il compito di recuperare la parte “nobile” del rifiuto».
Se dallo scorso anno la direttiva 2012/19/EU, che regolamenta il settore dei rifiuti elettrici ed elettronici, impone il raggiungimento di un target di raccolta dei Raee pari al 65% (era al 45% nel triennio 2016-2018) bisogna allora allargare il nostro sguardo. Difatti non ci sono solo le schede elettroniche, ma carte di credito con chip, biciclette con pedalata assistita, prese elettriche multiple e tutte le tipologie di prolunghe, tende e chiusure elettriche, montascale per disabili e apparecchiature di automazione per cancelli. Tutti nascondono un tesoro, che farebbe gola non solo a Gollum, personaggio dell’universo fantastico di John Ronald Reuel Tolkien.
«Ora il nostro obiettivo – conclude Fontana – è di trasferire all’industria questa tecnologia affinché, attraverso l’introduzione di processi eco-innovativi, si possa completare la filiera del ciclo di trattamento dei rifiuti per far rimanere sul territorio materie prime strategiche, come oro, terre rare, magnesio e cobalto, con tutti i benefici che ne conseguono in termini occupazionali, economici e sociali. Ma con il nostro impianto guardiamo oltre: stiamo testando nuovi processi tecnologici per l’estrazione di materiali ad alto valore aggiunto da diverse tipologie di rifiuti, come magneti permanenti, lampade fluorescenti, batterie al litio a fine vita, sottoprodotti industriali, ceneri e catalizzatori esausti. Per diventare competitivo, abbiamo stimato che la taglia minima di un impianto sul territorio debba essere almeno di mille tonnellate annue con schede elettroniche preferibilmente di cellulari o telefoni, quelle più ricche di materiali».
Dall’analisi dei dati 2019, non ancora definitivi, la raccolta italiana di Raee ha avuto un incremento del 10% rispetto a due anni fa, per un totale di oltre 343mila tonnellate (Centro di Coordinamento Raee), corrispondenti a circa il 43% dei Raee. Nell’ultimo report, aggiornato al 18 febbraio, i numeri salgono ancora con quasi diciottomila ritiri presso i centri di raccolta, pur se gli stessi ritiri sono stati sospesi per alcuni giorni in aree sottoposte a particolari restrizioni dovute alla situazione di emergenza epidemiologica legata al Covid-19. Il lato B della medaglia, però, c’è e ci racconta che circa il 57% dei Raee viene smaltito ancora con percorsi “alternativi” (si va dalla discarica all’esportazione, a volte illecita, verso alcuni Paesi esteri) che non assicurano né il rispetto della natura né una buona gestione delle risorse. Si tratta, dunque, di assumere nuove consapevolezze e di far crescere la conoscenza e la fiducia nell’economia circolare, che potrebbe rafforzare il carattere distintivo delle nostre produzioni made in Italy.
Scheda raccolta Raee
Con 32.430 tonnellate in più rispetto al 2018, la raccolta di RAEE, nel corso del 2019, ha fatto registrare un incremento del dieci percento, per un totale di 343.041 tonnellate sul territorio nazionale. Nonostante le cifre del Centro di Coordinamento Raee non siano ancora definitive, il rallentamento nella raccolta evidenziatosi a novembre, comunque con un segno positivo (+2%), è stato bilanciato dal forte incremento registrato a dicembre (+22%) con l’effetto che la crescita del trimestre è rimasta in linea con l’andamento del resto dell’anno. Sempre nell’ultimo trimestre del 2019 è cresciuta ulteriormente l’incidenza delle regioni settentrionali: le 186.166 tonnellate raccolte in quest’area rappresentano il 54% del totale nazionale, mentre Centro, Sud e Isole si spartiscono, con il 23%, la restante raccolta, corrispondente rispettivamente a 79.521 e 77.354 tonnellate. Tra gennaio e dicembre i sistemi collettivi hanno gestito 194.721 ritiri sull’intero territorio nazionale, con una media di 16.227 movimenti mensili. (Agonb) Gianpaolo Palazzo 11:30.