Il tasso di mortalità associato al COVID-19 potrebbe essere considerevolmente inferiore all’1% anziché del 2% come riportato da più fonti. Lo sostiene lo studio di un team di ricerca del National Instiitute of Allergy and Infectious Diseases statunitense capitanato da Anthony Fauci, in un articolo pubblicato lo scorso 28 febbraio sul The New England Journal of Medicine. Il gruppo di scienziati giunge a quelle conclusioni sulla base di un rapporto incentrato su 1.099 pazienti con COVID-19 confermato in laboratorio, provenienti da 552 ospedali cinesi. “Questi pazienti – scrivono i ricercatori americani – presentavano un ampio spettro di gravità della malattia, e se si presume che il numero di casi asintomatici o minimamente sintomatici sia di diverse unità di grandezza superiore a quello dei casi riportati, il tasso di fatalità della malattia ricadrebbe molto al di sotto dell’1%”. Ciò, secondo Fauci, suggerisce che le conseguenze cliniche complessive del COVID-19 potrebbero in definitiva essere simili a quelle di una grave influenza stagionale, che presenta un tasso di fatalità dello 0,1% circa, o di un’influenza pandemica come quella del 1957 o del 1968, piuttosto che a quelle della SARS o della MERS, caratterizzate rispettivamente da una fatalità del 10% e del 36%.
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