Roma, 29 gennaio 2020 (AgOnb) – Sarà capitato a tutti di sentire l’espressione “un bicchiere di vino al giorno leva il medico di torno”. Tale frase fa riferimento ai benefici della sostanza contenuta nell’alcool chiamata resveratrolo, esso è contenuto in circa 70 piante (fra le quali mirtilli, olive, fragole, pomodori, semi di arachide), oltre che nell’uva rossa. Tale sostanza migliora la salute generale dell’organismo e viene usato principalmente come rimedio anti-età, per combattere le infiammazioni e migliora il sistema cardiovascolare. Effettivamente anche il vino rosso contiene il resveratrolo, ma solo nella misura dello 0,0001%.
L’OMS ha da tempo smentito gli studi che dimostravano un presunto effetto benefico del consumo di piccole quantità di bevande alcoliche. Infatti, nel gennaio 2012 uno scandalo ha confermato che la teoria secondo cui “il vino rosso fa bene alla salute” è basata su dati inventati dai ricercatori della prestigiosa Università del Connecticut. Essi hanno truccato abilmente i risultati delle ricerche per accaparrarsi i fondi federali di 890mila dollari facendo emergere i presunti benefici del vino.
Infatti, un recente studio dimostra che anche una bevanda alcolica al giorno può aumentare il rischio di fibrillazione atriale. I ricercatori del team guidato da Renate Schnabel, professoressa presso lo University Heart and Vascular Center di Hamburg-Eppendorf hanno monitorato i modelli di salute e consumo di 100.092 uomini e donne senza fibrillazione atriale all’inizio dello studio. L’età media dei partecipanti era di 47,8 anni e per il 51,7% si trattava di donne, e il consumo medio di alcool era pari a 3 grammi al giorno. Li hanno seguiti per circa 14 anni, documentando 5.854 nuovi casi della condizione. Il risultato dello studio è stato pubblicato per la prima volta sull’European Heart Journal.
Bere un piccolo drink al giorno, circa quattro once di vino o 11 once di birra è stato associato ad un aumento del 16% del rischio relativo di fibrillazione atriale rispetto all’astensione. Invece due bicchieri al giorno aumentano il rischio del 36%; e a quattro drink al giorno, hanno portato il rischio al 59%.
Per cercare di tutelare la salute dei ragazzi i più grandi dovrebbero spiegare come gestire il rischio nelle situazioni in cui i più giovani sanno e percepiscono la possibile vulnerabilità che si obbligano a seguire: spesso perché coinvolti dalle dinamiche di gruppo, dall’atteggiamento di sfida e di provocazione degli adulti e dalle norme imposte. Vulnerabilità di cui spesso, comunque, risultano vergognarsi. Uno dei problemi dell’Italia è il mancato rispetto della legge che vieta la vendita di bevande alcoliche ai minorenni. Di fronte a questo deficit di legalità, un operatore di salute pubblica può poco. E allora non resta che spiegare ai ragazzi a quali problemi di salute andrebbero incontro e dunque perché non potrebbero comprare una lattina di birra o una bottiglia di superalcolico. Non è puro proibizionismo, ma una politica di controllo e di tutela dei più deboli, una scelta di civiltà e di rispetto per la persona. L’obiettivo ultimo è tutelare la loro salute. (AgOnb) Matteo Piccirilli 11:00