L’infezione da COVID-19 provoca febbre, tosse, affaticamento e complicazioni respiratorie variabili da lievi a gravi. I casi molto gravi possono portare a morte il paziente. A Wuhan, in Cina, il 13,8-19,1% dei pazienti si è ammalato gravemente di infezione da COVID-19. In tutto il mondo i casi gravi hanno esercitato una forte pressione sui servizi sanitari portando a carenza di risorse nei reparti di terapia intensiva. Alcuni report sui casi critici hanno rivelato un tasso di mortalità che ha raggiunto il 61,5%, con un incremento progressivo per età e comorbilità.
In questo scenario drammatico sono stati identificati diversi biomarcatori che potrebbero aiutare nei modelli di stratificazione del rischio per la previsione di COVID-19 grave e fatale. Attualmente non è disponibile alcun biomarcatore prognostico che consenta di discriminare i pazienti che richiedono cure mediche immediate e stimarne il tasso di mortalità. Alla luce di una possibile ripresa dei focolai epidemici è necessario migliorare la capacità dei medici di identificare tempestivamente i casi di COVID-19 più a rischio.
L’articolo completo prosegue su Univadis.it