Premessa: L’impatto dell’epidemia COVID-19 è stato estremamente grave nel Nord Italia, un’area caratterizzata da alte concentrazioni di particolato atmosferico (PM), che ha già di per sé effetti negativi sulla salute umana. Sulla base delle numerose evidenze disponibili per altri virus, abbiamo avanzato l’ipotesi di una possibile presenza del coronavirus SARS-CoV-2 sul particolato atmosferico e abbiamo eseguito un primo esperimento mirato a confermare o escludere tale ipotesi di ricerca.
Metodi: Abbiamo raccolto 34 campioni di PM10 nell’area di Bergamo (epicentro dell’epidemia italiana di COVID-19) utilizzando due campionatori d’aria per un periodo continuativo di 3 settimane. I filtri sono stati correttamente conservati e sottoposti ad estrazione ed amplificazione dell’RNA secondo i protocolli OMS, in due analisi parallele in cieco eseguite da due diversi laboratori autorizzati. Sono stati utilizzati fino a tre geni (E, N e RdRP) come marcatori molecolari altamente specifici per testare la presenza dell’RNA del SARS-CoV-2 sul particolato. Risultati: Il primo test ha dimostrato risultati positivi per il gene E in 15 campioni su 16, mostrando contemporaneamente positività anche per il gene RdRP in 4 campioni. Il secondo test eseguito in parallelo ha ottenuto ulteriori 5 risultati positivi per almeno uno dei tre geni marker. Nel complesso, abbiamo eseguito 34 estrazioni di RNA per i geni E, N e RdRP, riportando 20 risultati positivi per almeno uno dei tre geni marker, con positività confermata separatamente per tutti i tre marcatori. Anche i test di controllo per escludere falsi positivi sono stati eseguiti con successo. Conclusione: Questa è la prima prova che l’RNA del SARS-CoV-2 può essere presente sul PM, suggerendo così un possibile utilizzo di tale metodica come indicatore di future recidive epidemiche.