Roma, 3 giugno 2020 (Agonb) – Dal frutto di un lavoro coordinato da Michele Vendruscolo della University of Cambridge, insieme a colleghi della University College London e Università di Lund, il gruppo di scienziati italiani, ha sviluppato degli anticorpi “ultra-appiccicosi” in grado di rivoluzionare la diagnosi della malattia di Alzheimer. La ricerca pubblicata sulla rivista PNAS, spiega come questi anticorpi, legandosi a piccoli ed elusivi pezzetti proteici (oligomeri del peptide beta-amiloide) fondamentali nell’Alzheimer, si illuminino evidenziando la malattia. Ciò porterebbe ad un test diagnostico capace di stabilire il livello di avanzamento della patologia in base alla densità degli oligomeri catturati. Gli esperti hanno sviluppato degli anticorpi ad alta affinità per questi piccoli pezzetti proteici che sono alla base delle placche di sostanza beta-amiloide che si accumulano nel cervello dei pazienti. Non si era mai riusciti in questo intento perché gli oligomeri sono molecole in perenne evoluzione, che cambiano forma tridimensionale e sfuggono al legame con gli anticorpi. «Abbiamo progettato al computer una serie di anticorpi e poi selezionato e sviluppato quelli che si legano con maggior forza, come dimostrato in test in provetta e su animali», spiega Vendruscolo all’ANSA. «Questo tipo di anticorpi potrebbero venire sviluppati in test diagnostici, ad esempio basati su un prelievo di liquido cerebrospinale o di sangue, o su esami di imaging come la PET. In futuro – conclude Vendruscolo – gli anticorpi potrebbero anche portare allo sviluppo di terapie per intervenire impedendo la formazione delle placche di beta-amiloide, catturando gli oligomeri prima che si aggreghino». (Agonb) Mmo 11:00.