Roma, 24 giugno 2020 (AgOnb) – Grazie a una ricerca internazionale, pubblicata su Nature Materials, che coinvolge l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), l’Università di Stanford e l’Università Tecnica di Eindhoven, la sinapsi artificiale bioibrida diventa realtà: «È la prima volta che un dispositivo elettronico neuromorfico s’interfaccia con un sistema cellulare per ottenere una piattaforma in grado di riprodurre la plasticità sinaptica a breve e lungo termine» dichiara Francesca Santoro, ricercatrice all’IIT di Napoli, dal 2018 tra i più importanti innovatori under 35 del mondo. Le sinapsi sono come postini che trasportano un impulso da mittente a destinatario. Nella ricerca dell’IIT il “mittente” sono i neuroni, il “messaggio” la dopamina, il “destinatario” è un microchip che dopo un certa quantità di dopamina si attiva, tracciando quella ricevuta. «Un meccanismo simile all’apprendimento, che facilita i neuroni che comunicano più di frequente» spiega Francesca Santoro. Esistono chip come i “deep brain stimulation” usati per fermare il tremore del Parkinson. «Chip utili ma “stupidi” perché non interagiscono con i neuroni. La sinapsi bioibrida, invece, permetterà di rimpiazzare neuroni danneggiati. L’expertise di Stanford consentirà di miniaturizzare le sinapsi artificiali, così da piazzare più connessioni sul chip, creando una rete neuronale come quella naturale». Vantaggi per la salute: «I chip bioibridi testeranno nuovi farmaci che agiscono sui neurotrasmettitori e le sinapsi artificiali registreranno i cambiamenti che avvengono – prosegue Santoro -. Il traguardo è un chip impiantabile in grado di mandare stimoli elettrici in base al fabbisogno della zona che sta stimolando, come per l’Alzheimer e il Parkinson». (AgOnb) Mmo 9:30