Roma, 4 agosto 2020 (AgOnb) – Invecchiando il corpo si usura e così anche il cervello che può fare poco contro malattie come la demenza senile, Alzheimer e Parkinson. Una speranza arriva dallo studio dei neuroni immaturi. Lo studio “Phylogenetic variation in cortical layer II immature neuron reservoir of mammals”, guidato dai ricercatori del NICO, Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi dell’Università degli Studi di Torino è stato pubblicato sulla rivista “eLife”. «Abbiamo scoperto – spiega Luca Bonfanti, professore di Anatomia veterinaria all’Università di Torino e ricercatore al NICO – che le neocortecce molto espanse, che consentono di svolgere le più elevate funzioni cognitive, contengono neuroni immaturi, cellule in attesa di essere risvegliate. Nello scimpanzé, con un cervello simile al nostro, ne abbiamo contate circa 2 milioni. È come se l’evoluzione le avesse lasciate in giro nel cervello, pronte all’uso». Importante era contarle, cosa fatta con questa ricerca, studiando ben 84 encefali di 12 specie di mammiferi, impiegando più di 3 anni. «Ne è davvero valsa la pena – afferma Chiara La Rosa, dottore di ricerca e prima firmataria dello studio -. I risultati evidenziano come l’aumento di densità dei neuroni immaturi all’interno dei cervelli sia direttamente legata non solo alla dimensione del cervello, ma anche all’indice di giroencefalia: una misura di quanto il cervello sia più o meno rugoso, più lo è tanto più la neocorteccia avrà volume maggiore, più capiente e capace di volgere funzioni importanti. Nel cervelli più grandi ci sono neuroni immaturi, in misura 10 volte superiore rispetto a quella dei cervelli più piccoli. Sembra che la differenza di quantità, segua una logica superiore ma comune a tutte queste strutture biologiche». (AgOnb) Mmo 13:30