Roma, 11 agosto 2020 (Agonb) – L’obesità infantile è una minaccia per la salute sempre più comune che genera rischi potenzialmente letali, tra cui diabete di tipo 2, cancro, malattie cardiache e persino problemi di salute mentale. Un nuovo studio dell’Istituto per la salute globale di Barcellona (ISGlobal) e dell’Università della California del Sud è il primo a profilare in modo completo i fattori ambientali legati all’obesità infantile.
I ricercatori, i cui risultati sono pubblicati sulla rivista Environmental Health Perspectives, hanno studiato un gruppo di circa 1.300 bambini dai 6 agli 11 anni provenienti da sei paesi europei: Francia, Grecia, Lituania, Norvegia, Spagna e Regno Unito. I dati sono stati raccolti, a partire dalla gravidanza, attraverso un progetto di ricerca longitudinale collaborativo noto come studio HELIX (Human Early Life Exposome). Il fumo delle madri durante la gravidanza era l’associazione più importante con un elevato indice di massa corporea (BMI) tra i bambini e l’unico fattore prenatale con un’associazione significativa. Inoltre, un elevato BMI è stato associato all’esposizione al fumo passivo, misurata attraverso i livelli di una determinata sostanza chimica nei campioni di urina dei bambini.
L’esposizione all’inquinamento atmosferico è un altro fattore chiave, in particolare per il biossido di azoto, un componente dello scarico delle automobili e altri gas rilasciati durante la combustione di combustibili fossili. A influire, anche la residenza in aree densamente popolate, con un indice di massa corporea più bassa per coloro che vanno a scuola in aree più dense di strutture come aziende, servizi alla comunità, istituti scolastici, ristoranti e negozi. (Agonb) Cdm 15:30.