Roma, 12 agosto 2020 (AgOnb) – Pubblicato su “Aging Cell” uno studio, del Cnr-Ibbc di Monterotondo e del Tigem, coordinato da Elvira De Leonibus che dimostra come la “spermidina” corregga difetti di memoria. «Non tutti invecchiando, perdono capacità mnemonica, e se ciò avviene è precoce. I sintomi si associano all’accumulo, nei neuroni, di aggregati proteici di alfa-sinucleina e di beta-amiloide che formano fibrille o filamenti potenzialmente tossici per le cellule – spiega De Leonibus -. In cellule giovane questi aggregati, si trovano in una vescicola che li trasporta nel lisosoma che li scompone e ricicla i costituenti. Invecchiando aumentano ma la capacità dei lisosomi si riduce». Lo studio dimostra che la spermidina stimola il processo di pulizia. «Il nostro laboratorio identifica i meccanismi che precedono lo sviluppo della demenza» spiega la De Leonibus che, con Giulia Torromino (post-doc Cnr-Ibbc) e Maria De Risi (post-doc Cnr-Ibbc e Tigem) ha condotto i test. «Abbiamo ideato un test di memoria con tanti oggetti da ricordare. Chi non ricorda oltre 6 oggetti, ha i lisosomi dei neuroni ingrossati e pieni di aggregati di alfa-sinucleina nell’ippocampo. Questo aspetto – continua De Leonibus – si accompagna ad un difetto di comunicazione tra neuroni, necessario per formare nuove memorie e che sono mediati dalle sinapsi attraverso il recettore del glutammato, Ampa. Tutto ciò appare inalterato nei giovani e in anziani con memoria intatta. Il trattamento con la spermidina – prosegue – stimola l’espressione del fattore di trascrizione Tfeb (scoperto dal Tigem) che controlla i geni responsabili della degradazione per autofagia e favorisce la pulizia della cellula dagli aggregati. Una volta pulita la cellula, la comunicazione sinaptica viene ripristinata cosicché la memoria possa funzionare anche nei soggetti che presentavano il difetto». (AgOnb) Mmo 9:30