Si sente spesso parlare di “ambiente a misura d’uomo“, biosostenibilità e bioarchitettura. Ma al di là del fascino che certi nomi suscitano, quanti veramente hanno a cuore l’habitat che ci circonda? Quanti effettivamente ragionano e pensano di strutturare gli spazi in funzione di chi li vive, difendendone, però, anche la tipicità?
Pensiamo solo per un istante ai vani dei presidi ospedalieri: perché concepirli solo come “vuoti contenitori”, stanzoni amorfi, casermoni incolore in cui albergare uomini e cose, e non anche come luoghi caratterizzati da un’atmosfera molto più vicina alla natura? Ambienti, per capirci, che possano favorire il benessere di chi è costretto a frequentarli?
E’ notizia dei giorni scorsi che i sociologi urbani del Centro studi ReLab-Studies for urban Re-Evolution hanno realizzato un giardino pensile terapeutico (ad oggi l’unico in Italia) al Policlinico Gemelli di Roma, con tanto di spazio protetto, disegnato ad hoc per le pazienti malate di cancro. Un nuovo Centro di farmacologia clinica ricavato in uno spazio confortevole e green, dove, chi lo vorrà, potrà camminare a piedi nudi sull’erba, con tanto di contorno di yoga, agopuntura e musicoterapia. Perché questa straordinaria iniziativa? Semplice: perché le cure, da sole, non bastano. E il verde aiuta, eccome, i pazienti. Non a caso recentemente il Ministero dell’Ambiente ha stanziato fondi dedicati al miglioramento della qualità del verde negli ospedali. Perché, è l’assunto di partenza, un nosocomio con spazi verdi adeguati è anche segno di buona cura e civiltà, dal momento che agevola il benessere psicofisico delle persone che devono utilizzare le strutture sanitarie.
Chiara l’antifona, amici? Orbene: è in questo campo che la Biologia è pronta a correre in soccorso di chi progetta gli spazi da vivere nel “Terzo Millennio”. La Biologia applicata all’Architettura ma anche all’Ingegneria, s’intende, in un mix che da sempre caratterizza l’operato dei Biologi, forti del loro straordinario bagaglio di “speciali competenze” e di quell’attitudine che li rende i partner ideali per condurre in porto progetti multidisciplinari.
Fuor di metafora: Biologi, Ingegneri ed Architetti se impegnati in sinergia, possono fare tantissimo anche nel campo della prevenzione, grazie ad un gioco di squadra in cui più di tutto emerge netto il ruolo strategico che può essere svolto dai primi, capaci di elaborare progetti innovativi contro l’insorgenza di malattie che sono tipiche di ambienti insani e progettati senza cura alcuna per la natura.
Sì, cari amici: non sempre calcoli e design, da soli, possono essere sufficienti per garantire un più corretto e sano stile di vita. Ecco perché l’apporto dei Biologi, anche in campo ambientale, diventa non solo auspicabile, ma addirittura necessario. Perché ok: “mens sana in corpore sano“. Siamo tutti d’accordo. Possibilmente però, anche in un “ambiente di vita sano“.
Dott.ssa Stefania Papa
Consigliera dell’Ordine Nazionale dei Biologi
Delegata Sicurezza Alimentare
Delegata ONB regioni Toscana e Umbria