Roma, 11 settembre 2020 (Agonb) – È probabile che i ricordi personali della pandemia rimarranno impressi nella mente con chiarezza, distinti dagli altri ricordi del 2020. Il processo che lo rende possibile ha affascinato gli scienziati per decenni, e oggi una ricerca dell’Università di Bristol fa un passo avanti nella comprensione di come ciò accada. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, descrive un meccanismo di apprendimento che ha dimostrato la stabilizzazione dei ricordi e la riduzione delle interferenze.
I ricordi vengono creati quando le connessioni tra le cellule nervose che inviano e ricevono segnali dal cervello diventano più forti, un processo a lungo associato a modifiche alle connessioni che eccitano le cellule nervose vicine nell’ippocampo; queste connessioni eccitatorie devono però essere bilanciate con connessioni inibitorie, che smorzano l’attività delle cellule nervose per garantire una sana funzione cerebrale. Insieme a neuroscienziati computazionali dell’Imperial College di Londra, i ricercatori hanno mostrato come due diversi tipi di connessioni inibitorie possono anche variare e aumentare la loro forza, proprio come le connessioni eccitatorie.
Inoltre, la modellazione computazionale ha dimostrato che questo apprendimento inibitorio consente all’ippocampo di stabilizzare i cambiamenti nella forza della connessione eccitatoria, che impedisce alle interferenze di “interrompere” i ricordi. Secondo Jack Mellor, professore di neuroscienze al Center for Synaptic Plasticity “i ricordi costituiscono la base delle nostre aspettative sugli eventi futuri e ci consentono di fare previsioni più accurate. Ciò che il cervello fa costantemente – ha detto – è abbinare le nostre aspettative alla realtà , scoprire dove si verificano le discrepanze e utilizzare queste informazioni per determinare cosa dobbiamo imparare”. (Agonb) Cdm 16:00.