Roma, 2 ottobre 2020 (AgOnb) – L’Alzheimer è tra le forme di demenza più diffuse. Più colpite sono le donne, per via della menopausa e del calo di estrogeni, che aumenta la loro vulnerabilità. Il team di Giulia Torromino del (Cnr-Ibbc) coordinato da Elvira De Leonibus del Cnr-Ibbc e del Telethon Institute of Genetics and Medicine di Telethon, con il contributo di Adriana Maggi dell’Università di Milano, nel progetto finanziato dall’Associazione Americana per la malattia di Alzheimer, ha pubblicato su “Progress in Neurobiology” uno studio per capire perché colpisce di più le donne. «Abbiamo osservato che la presenza di testosterone, rispetto agli estrogeni, durante lo sviluppo del cervello, favorisce un maggiore sviluppo e una crescita neuronale dell’ippocampo. Inoltre, le fluttuazioni cicliche dei livelli di estrogeni nelle femmine adulte conferiscono instabilità alla rete ippocampale da cui dipende la memoria, mentre nei maschi c’è una relativa stabilità dei livelli di testosterone – prosegue la ricercatrice del Cnr-Ibbc -. Queste mutazioni ormonali, attivano la risposta dei neuroni ippocampali e ne rafforzano le connessioni, fenomeno definito “engramma da estrogeno”». Si pensa che esso produca una sorta di “rumore” nella rete ippocampale, che disturba la stabilità degli altri ricordi”, precisa De Leonibus. «Essendo l’ippocampo più sensibile all’effetto degli estrogeni, viene utilizzato meno dalle donne e ciò potrebbe averlo reso più esposto agli effetti dell’invecchiamento, secondo un meccanismo “use or loose it”». Per la De Leonibus è fondamentale svolgere esercizio fisico e allenamento cognitivo: «C’è l’orienteering – conclude la ricercatrice – sport poco noto, che consiste nell’effettuare un percorso a tappe, di solito in un bosco, dotati solo di bussola e cartina. È un allenamento che coinvolge maggiormente l’ippocampo». (AgOnb) Mmo 9:30