Roma, 9 dicembre 2020 (Agonb) – È nell’intestino la chiave del diabete di tipo 2. Uno studio europeo, che ha confermato ricerche precedenti avviate dall’Università di Göteborg (Svezia), ha verificato che i cambiamenti batterici nell’intestino determinano l’aumento dei livelli di imidazolo propionato, la molecola che rende le cellule del corpo resistenti all’insulina nel diabete di tipo 2.
Il gruppo di ricerca ha dimostrato che l’alterazione del microbiota intestinale porta a un metabolismo alterato dell’istidina, un amminoacido, che a sua volta porta all’aumento della produzione di imidazolo propionato. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Nature Communications”: l’articolo ha condiviso i risultati iniziali di un ampio studio europeo chiamato MetaCardis, condotto su 1.990 individui che hanno confermato la presenza di livelli aumentati di imidazolo propionato nel sangue in caso di diabete di tipo 2.
«Lo studio – ha affermato Fredrik Bäckhed, professore di medicina molecolare presso l’Università di Göteborg – mostra anche che i livelli di imidazolo propionato sono elevati anche prima che venga stabilita la diagnosi di diabete, nel cosiddetto prediabete. Ciò potrebbe suggerire che l’imidazolo propionato può contribuire alla progressione della malattia». (Agonb) Cdm 10:30.