Roma, 21 dicembre 2020 (AgOnb) – Il cervello di persone che soffrono di solitudine è diverso da quello di non si sente solo. Ci sono differenze significative, ha affermato Nathan Spreng della McGill University, autore principale dello studio, che ha esaminato i dati di risonanze magnetiche (MRI) di più di 40mila persone adulte e anziane, grazie ai dati di una biobanca del Regno Unito. Nel cervello delle persone affette da solitudine erano presenti strutture diverse della “rete predefinita”, area del cervello che raggruppa le regioni coinvolte nei ricordi, pianificazione futuro e pensiero degli altri. Le reti predefinite delle persone sole erano maggiormente collegate tra loro e lo stesso volume della materia grigia delle regioni predefinite era presente in quantità maggiore rispetto alle persone che non riferivano di sentirsi sole. «In assenza di esperienze sociali desiderate, gli individui soli possono essere orientati verso pensieri diretti internamente come ricordare o immaginare esperienze sociali» ha spiegato Spreng, ovvero una sorta di «maggiore tendenza all’autoriflessione». (AgOnb) Gta 9:00