“I parlamentari non hanno vincoli di mandato, essi rispondono agli interessi della Nazione“. Questo è quanto recita, lapidariamente, la Carta Costituzionale. Con tutto il rispetto che si deve alla facoltà dei parlamentari di proporre emendamenti alla legge di Bilancio dello Stato, devo rilevare che l’emendamento 135, a prima firma dell’On.le Chiara Braga, non sembrava rispondere agli “interessi della Nazione”. Rispondeva, forse, ad interessi più angusti, probabilmente alle volontà dei dirigenti di quei “enti para politici” che sono le Arpa, le agenzie regionali per l’ambiente. Tuttavia l’On. Braga ha esibito orgogliosamente l’approvazione di un Ordine del Giorno, dei quali sono piene le soffitte di Montecitorio, redatto sulla falsariga dell’emendamento bocciato, nel quale ha trovato il tempo di definire l’azione degli Ordini professionali “corporativa”, ribaltando su quegli enti un’accusa che calza a pennello all’azione emendatoria dell’On.le Braga.
Con l’approvazione di quell’emendamento, infatti, si sarebbero umiliati migliaia di lavoratori impegnati nelle professioni sanitarie perché, in sostanza, con il via libera all’atto, si sarebbe lasciata “mano libera” alle agenzie di fare il bello ed il cattivo tempo, consentendo loro di distribuire incarichi dirigenziali a propria discrezione, oppure di “svilire” l’opera di Biologi, Chimici, Fisici e Tecnici della prevenzione. In sintesi: di consentire alle Arpa di continuare ad inquadrare in organico quelle figure professionali alla stregua di normali collaboratori tecnici invece di riconoscerne il ruolo di dirigenti.
Una vecchia storia di sottostima, se vogliamo anche di sfruttamento, di competenze professionali non riconosciute né retribuite. Ma c’era molto di più in quell’emendamento rispedito al mittente. Con quel “correttivo” si sarebbe, infatti, derogato finanche all’ineludibile obbligo di iscrizione dei professionisti ai relativi Albi professionali! Insomma una rivoluzione copernicana rinchiusa in un semplice “correttivo”, tipico esempio di furbizia parlamentare della quale non crediamo che l’On. Braga possa menare vanto.
Se la sua proposta fosse stata approvata dal Parlamento, gli ordini professionali sarebbero stati depauperati dei propri poteri nei confronti di taluni professionisti e viceversa questi ultimi si sarebbero visti privati delle tutele professionali loro spettanti solo perché impegnati in ambito “ambientale”. Questo il punto nodale della questione, la pretesa di disconoscere le speciali competenze professionali solo perché svolte in ambito ambientale. Un Biologo non avrebbe identiche prerogative se opera in un laboratorio ospedaliero oppure in un laboratorio che esegue analisi ambientali, questa l’assurda tesi di AssoArpa. Insomma: sarebbe stato l’avallo ufficiale di una chiara disparità di trattamento tra professioni sanitarie con il venir meno del principio che il professionista sanitario è tale a prescindere dall’ambito in cui svolge la propria attività.
Il nostro e gli altri ordini professionali coinvolti, altro non hanno fatto che tutelare la propria funzione mantenendo il principio dell’uguaglianza di trattamento nei confronti di tutti gli iscritti al proprio albo. Definire tale azione “atteggiamento ostile e addirittura corporativo”, come si evince chiaramente dall’Ordine del Giorno votato alla Camera lo scorso 23 dicembre, è espressione di pressappochismo se non di mala fede.
C’è da chiedersi, innanzi a tale perseveranza, quali siano stati i reali interessi che si intendeva tutelare a discapito di migliaia di lavoratori ed in barba al contratto di lavoro, materia quest’ultima nella quale il Parlamento non può intervenire. Non a caso lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza ha ben spiegato la propria contrarietà quando si è opposto all’emendamento n.135.
L’onorevole Braga, in quanto rappresentante delle istituzioni, dovrebbe essere a conoscenza del fatto che gli Ordini, in quanto organi sussidiari dello Stato, non possono, ex lege, tutelare interessi corporativi ma, all’opposto, possono agire ed intervenire a fronte di palesi illegittimità manifestate e sottoscritte, nel caso in specie, da un deputato della Repubblica! E’ di questo che stiamo parlando, non di difese corporative quali invece sembrano essere le tesi che l’On. Braga pervicacemente sembra intenzionata a tutelare. Un’insistenza, la sua, che ci induce a pensare che, forse, sotto sotto, si sarebbe preferito lasciare le cose così come stavano, riconoscendo la pretesa delle Arpa di poter agire in barba alle normative vigenti!!
Fuor di metafora: con la bocciatura dell’Emendamento, è venuta a cadere la possibilità che lorsignori ai vertici delle agenzie potessero muoversi secondo criteri discrezionali confacenti ad una gestione politica clientelare, che ben si attaglia ad organismi regionali espressione della maggioranza politica che governa l’Ente Regione. Ci chiediamo: ma retribuire Biologi, Chimici, Fisici e Tecnici della prevenzione secondo il tenore del lavoro da loro svolto e della professionalità necessaria, minaccia per caso la sopravvivenza delle Arpa? Un’asserzione generica, quella di AssoArpa, oltre che inopportuna. Basterebbe ricordarsi che questi enti sono finanziati da una quota destinata al Servizio Sanitario Regionale e che il contratto di questi lavoratori è lo stesso di quello sottoscritto dai lavoratori della sanità. Ne consegue che il primo passo era chiedere più soldi al SSN che sta per ricevere una decina di miliardi di euro dallo Stato nell’ambito della politica di prestiti europea messa in campo a Bruxelles per fronteggiare i guasti provocati dalla pandemia. E ancora: si doveva insistere nel confronto con le Associazioni sindacali e gli ordini professionale per trovare tempi e modi per applicare la normativa scaturente dalla legge sulle professioni sanitarie. Insomma quello che normalmente si mette in pratica in un regime democratico rispettoso dei diritti di tutti. Ricorrere ai colpi di mano non rientra in queste modalità. Lorsignori sono avvertiti
Sen. Dott. Vincenzo D’Anna
Presidente Ordine Nazionale dei Biologi