Roma, 4 febbraio 2021 (Agonb) – Potrebbe avere un ruolo protettivo inedito, almeno finora, nei pazienti affetti da malattia di Parkinson: è la chemochina Prochineticina 2 (PK2), un peptide chemochino-simile, di cui è stato dimostrato per la prima volta un aumento nel siero degli ammalati.
A dimostrarlo uno studio pilota condotto da Cinzia Severini dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc), da Nicola Biagio Mercuri e Tommaso Schirinzi della Clinica neurologica dell’Università di Roma Tor Vergata e da Roberta Lattanzi e Daniela Maftei del Dipartimento di fisiologia e farmacologia della Sapienza Università di Roma. La ricerca, pubblica su Movement Disorders, ha analizzato il sangue di 31 pazienti e per la prima volta è stato dimostrato che i livelli serici di PK2 risultano significativamente aumentati rispetto a soggetti sani di controllo.
“La PK2 è abbondantemente espressa nel sistema nervoso centrale ed è coinvolta in diverse funzioni sia fisiologiche che patologiche tra cui la neuroinfiammazione. Evidenze sperimentali hanno precedentemente dimostrato che la PK2 è un fattore che si attiva precocemente nella degenerazione nigrostriatale associata alla malattia di Parkinson, suggerendo un suo ruolo neuroprotettivo attraverso un’azione di ripristino del danno mitocondriale”, ha spiegato Cinzia Severini ricercatrice del Cnr-Ibbc. Oltre al ruolo di potenziale biomarcatore precoce della patologia, la PK2 potrebbe rappresentare anche un target farmacologico. (Agonb) Cdm 12:30.