“Le basi della dieta chetogenica“: questo il titolo del corso, organizzato dal Gruppo di Studio “Nutrizione” della Delegazione ONB di Puglia e Basilicata. L’evento, di cui sarà relatore il biologo nutrizionista Piero Labate, si terrà il prossimo 23 aprile, a partire dalle ore 14,30 (fino alle 16).
La chetogenesi è uno stato di produzione a partire da una matrice prettamente lipidica, di molecole alternative e molto funzionali a scopo energetico. Si potrebbe intenderlo come un metabolismo al quale il nostro organismo fa riferimento in situazione di emergenza o carenza di taluni nutrienti. Ogni qualvolta l’uomo abbia fatto riferimento a digiuni (protratti per almeno 3 giorni) volontari per scopi religiosi/terapeutici o involontari, facendo riferimento all’alternanza abbondanza/scarsità di cibo dell’uomo preistorico, la produzione di queste piccole molecole gli ha permesso di sopravvivere in situazioni che paradossalmente riuscivano a renderlo più produttivo e in assenza di fame.
Più vicino ai giorni d’oggi, si ritrovano utilizzi di digiuno e chetonogenesi a scopo terapeutico. Era il 1920 quando si pensò al digiuno come primo trattamento terapeutico per epilessia ad opera di Hugh Conklin, medico osteopata americano, convinto della responsabilità di tossine alimentari in stati epilettogeni. Circa negli stessi anni, nel 1921 Russel Wilder medico della Mayo Clinic propose una dieta nella quale la maggior quantità di calorie provenivano da grassi, mimando i cambiamenti biochimici del digiuno per il trattamento dell’epilessia, senza avere gli svantaggi di lunghi periodi di digiuno. Egli coniò il termine dieta chetogenica per questa composizione nutrizionale. Le conoscenze attuali sugli effetti metabolici della dieta chetogenica, derivano dagli studi pionieristici sul digiuno del gruppo di Cahill degli anni ’60. Nel 1972 si comincia ad adottare la chetosi come metodologia finalizzata al calo ponderale, e nello stesso anno viene pubblicato il libro della dieta Atkins.
Attualmente con il termine “dieta chetogenica” ci si riferisce a una drastica riduzione dei carboidrati introdotti, associata con un relativo aumento della quota di proteine e grassi. Con queste basi storiche e scientifiche, si propone un momento di crescita professionale al fine di ottimizzare le conoscenze nutrizionali e dietetiche utili a determinati target di popolazione che riscontrerebbero beneficio da tale regime.
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