Roma, 25 marzo 2021 (AgOnb) – Pubblicata sulla rivista “Blood” una ricerca condotta dall’Università di Siena, guidata dalla prof.ssa Cosima Baldari del dipartimento di Scienze della vita, che evidenzia una tecnica usata dalle cellule della leucemia linfatica cronica per garantirsi la sopravvivenza. «Le cellule tumorali hanno la capacità di nascondersi all’interno di nicchie, impedendo al sistema immunitario di eliminarle; nella leucemia linfatica cronica la nicchia è costituita dai linfonodi, a cui le cellule leucemiche accedono durante il loro continuo ricircolo tra sangue e linfa – spiega la Baldari -. L’accesso ai linfonodi è reso più efficiente da piccole molecole dette chemiochine, capaci di attrarre le cellule tumorali che a loro volta hanno sulla loro superficie grandi quantità di recettori per le chemiochine che le rendono particolarmente sensibili a questi segnali, favorendo il loro posizionamento all’interno dei linfonodi», aggiunge Laura Patrussi, ricercatrice del gruppo e primo autore dello studio. «Alla base dell’anomala quantità di recettori per chemiochine sulle cellule leucemiche c’è un difetto nella produzione di una proteina di nome p66Shc, che in condizioni normali regola la sopravvivenza cellulare» conclude Patrussi. Il difetto di p66Shc nelle cellule tumorali è anche causa della loro massiccia secrezione della proteina interleuchina 9. «L’idea è quella di bloccare l’effetto di interleuchina 9 sulle cellule del microambiente linfonodale, neutralizzandone l’azione tramite anticorpi specifici», spiegano i ricercatori. (AgOnb) Mmo 12:00