Roma, 16 aprile 2021 (Agonb) – Per anni, la ricerca per individuare le cause del morbo di Alzheimer si è concentrata sulla placca che si accumula nel cervello dei pazienti. Ma il fatto che i trattamenti mirati ad abbattere quell’accumulo sono stati finora inefficaci nel ripristinare la funzione cognitiva, si è ipotizzato che l’accumulo possa essere un effetto collaterale e non la causa.
Un nuovo studio condotto da un team di ricercatori della Brigham Young University ha individuato un nuovo supporto a livello cellulare per una teoria alternativa: l’Alzheimer potrebbe in effetti essere il risultato di una disfunzione metabolica nel cervello. In sostanza, sembrano profilarsi prove crescenti che la dieta e lo stile di vita siano centrali nella malattia. “La nostra ricerca mostra che è probabile che la malattia abbia un’origine nello stile di vita, almeno in una certa misura”, ha detto l’autore senior dello studio Benjamin Bikman, professore di fisiologia e biologia dello sviluppo alla BYU. Nello studio, pubblicato su Alzheimer’s & Dementia, il team ha esaminato post mortem le sequenze di RNA in 240 cervelli colpiti dalla malattia di Alzheimer.
I ricercatori hanno scoperto una diffusa alterazione del metabolismo del glucosio in quelle cellule di supporto del sistema nervoso del cervello degli ex pazienti affetti da Alzheimer, ma una limitata alterazione del metabolismo chetolitico. La scoperta è significativa perché il cervello è come un motore ibrido, con la capacità di ottenere il suo carburante dal glucosio o dai chetoni (nel metabolismo del glucosio i carboidrati vengono scomposti per fornire energia, mentre il metabolismo chetolitico coinvolge il cervello che crea energia dai chetoni, molecole prodotte nel nostro corpo quando l’ormone insulina è basso e stiamo bruciando quantità relativamente maggiori di grasso).
Ebbene, secondo lo studio sembra esserci un deficit genetico fondamentale nella capacità del cervello di usare il glucosio mentre il metabolismo chetolitico sembra continuare a funzionare bene. La possibile conclusione è che i trattamenti che coinvolgono i chetoni possano essere in grado di supportare il metabolismo cerebrale e rallentare il declino cognitivo associato alla malattia. (Agonb) Cdm 11:00.