Roma, 26 aprile 2021 (Agonb) – Sono da sempre additate come tratti distintivi della malattia di Alzheimer che interrompono l’attività che mantiene in vita le cellule, ma il ruolo delle placche di beta-amiloide che si accumulano nel cervello degli ammalati potrebbe non essere sempre dannoso. Uno studio degli scienziati del Salk Institute capovolge le opinioni convenzionali sull’origine di un tipo prevalente di placca, indicando una possibile ragione per cui i trattamenti finora non hanno avuto successo.
La visione tradizionale sostiene che le cellule immunitarie che eliminano i rifiuti del cervello, chiamate microglia, inibiscono la crescita delle placche “mangiandole”. Lo studio mostra invece che la microglia promuove la formazione di placche a nucleo denso e che questa azione spazza via il materiale della placca sottile dai neuroni, dove provoca la morte cellulare. La ricerca, pubblicata su Nature Immunology, suggerisce che le prime, le placche a nucleo denso, svolgerebbero in realtà un ruolo protettivo.
Finora gli scienziati hanno creduto che entrambi i tipi di placca si formassero spontaneamente dalla produzione eccessiva di una molecola precursore chiamata proteina precursore dell’amiloide, ma il nuovo studio lascia intendere qualcosa di diverso: “Riteniamo che siano costruite dalla microglia come meccanismo di difesa, quindi è meglio lasciarle in pace”, afferma Greg Lemke, professore del Laboratorio di neurobiologia molecolare di Salk. (Agonb) Cdm 10:00.