Roma, 29 aprile 2021 (AgOnb) – Alcuni scienziati polacchi hanno scoperto la prima mummia egizia incinta. Si tratta della prima donna imbalsamata mentre attendeva un figlio, ha 2mila anni ed è ospitata al Museo nazionale di Varsavia. La mummia era stata portata in Polonia nel 1826.
Si tratta del primo caso al mondo noto di una mummia di una donna incinta così ben conservata. La mummia è arrivata a Varsavia nel 1826 e l’iscrizione sulla bara fa riferimento a un sacerdote maschio. Nessun esame fino a quello attuale aveva smentito la convinzione che si trattasse di un uomo. Alcuni studiosi stimano che la donna avesse tra i 20 e i 30 anni e che fosse incinta di 26-28 settimane, a giudicare dalle dimensioni del cranio del bambino. I ricercatori affermano che l’eccellente qualità dell’imbalsamazione suggerisce che potrebbe essere stata eseguita ben prima del I secolo a.C., così come era stata datata. Leggendo l’iscrizione sulla bara si aspettavano di trovare all’interno il corpo imbalsamato di un sacerdote maschio adulto. Le analisi ai raggi x ed altri esperimenti, invece, hanno confermato che i resti umani, portati a Varsavia, erano di una donna morta in dolce attesa
Secondo quanto riportato in un comunicato stampa dal dottor Wojciech Ejsmond, archeologo e ricercatore facente parte del Warsaw Mummy Project, la condizione di “dolce attesa” della mummia è davvero unica, in quanto si tratta dell’unico caso registrato di processo di mummificazione (senza prima provvedere alla rimozione del feto). In effetti per i ricercatori è stata una sorpresa scoprire il seno e i capelli lunghi anziché l’organo riproduttivo maschile.
L’antropologa e archeologa Marzena Ożarek-Szilke, che insieme a Ejsmond e altri studiosi ha descritto la scoperta sul Journal of Archaeological Science, dice che lei e il marito sono incappati nel feto mummificato per puro caso mentre stavano mettendo insieme il materiale raccolto per la divulgazione dello studio, dando un’ultima occhiata alle immagini hanno notato una cosa molto familiare a chi è già diventato genitore, la sagoma di un minuscolo piedino nella zona addominale della mummia.
Secondo alcuni studiosi, la mummia faceva parte delle élite di Tebe: lo si deduce dall’accuratezza della mummificazione e dal corredo funebre. Dalle radiografie vengono evidenziati capelli ricci lunghi, seni mummificati e un feto nel suo utero. La scoperta ora apre nuovi orizzonti su tecniche e aspetti ancora sconosciuti delle sepolture egizie. (AgOnb) Matteo Piccirilli 11:00